Le
foibe? Una brutta tragedia nascosta per tanti, troppi anni.
Volutamente dimenticata.
Il
concetto, forte e chiaro, è rimbombato l’altra sera al Torrione
angioino.
C’era
l’appuntamento, nell’ambito del vasto progetto “Memento”
nonché della serie di iniziative targate European language school
“Dalla paura al coraggio”, con il ricordo delle
innumerevoli vittime, nostri connazionali, finiti infoibati nella
Jugoslavia dominata dal dittatore Tito.
Soltanto
nel 2005, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
ha deciso di istituire la giornata del ricordo, il 10 febbraio.
Una
grande tragedia dimenticata, dunque. Come il titolo del libro diGiuseppina Mellace. Che si concentra sulla sorte terribile capitata
alle donne.
“Le
prime a sparire – scrive
l’autrice – furono le donne legate alle istituzioni, e
non è un caso che le insegnanti sono state particolarmente
perseguitate e i loro cadaveri offesi e martoriati. Era prassi
ucciderle e poi impiccarle al muro, talvolta per i capelli”.
Le
foibe – continua – hanno
generato un vuoto anche metaforico, una non-morte, cancellando la
rielaborazione del lutto e il rispetto del defunto, divenuto in quel
momento un semplice oggetto da gettare in una discarica. Diveramente
da quanto affermato da assurde teorie naziste, in questa martoriata
regione non si moriva per presunte questioni razziali, bensì per
motivi politici, sociali ed economici”.
Al
di là delle cifre e dei numeri sui morti, altro aspetto delle Foibe
è il trattamento di quei profughi italiani che dopo la guerra
riuscivano a tornare a casa.
“Erano trattati
come fascisti –ha ricordato Maria Giovanna Depalma, giornalista, e uno dei relatori
della serata – e
mal sopportati dalla popolazione locale che li vedeva come degli
appestati. Spesso vivevano in centri senza le più minime condizioni
di igiene e sanitarie. Tutta la vicenda per anni è stata sottaciuta
anche a causa di accordi con tra le forze politiche (per
capirci, tra la Democrazia cristiana e il Partito comunista, in
Italia)e perché si era già deciso a tavolino come scrivere la storia”.Erano
anni terribili. Tra ultima parte della Seconda guerra mondiale e
incipit della Guerra fredda.
Paolo
Scagliarini, professione avvocato e membro del comitato 10 febbraio,
ha aggiunto un altro tassello.
“La
questione razziale – ha
detto –è fondamentale, e Tito si è comportato come un dittatore razzista
perfetto. Dobbiamo riscoprire i nostri valori e a volte sembra quasi
che ci vergogniamo di 5mila anni di storia. Il 10 febbraio deve
essere la riscoperta della nostra identità”.