Geni si nasce o si diventa? Cosa ci rende tutti uomini e ognuno unico e irripetibile?
A queste domande ha cercato di rispondere qualche sera fa all’auditorium De Gennaro della Fondazione Ss. Medici Vittorio Sgaramella, professore di biologia molecolare all’Università di Pavia nonché fresco vincitore del premio nazionale di medicina.
Il docente (dalle neanche tanto nascoste origini bitontine) è convinto infatti che la genialità non sia soltanto questione di genetica ma anche di ambiente. «Come è prevedibile in parte contano i geni ma in parte conta l’ambiente – ha affermato Sgaramella –perchè il premio nobel Iréne Curie non sarebbe diventata quel genio che oggi tutti le riconoscono se fosse nata in una famiglia diversa o fosse stata allevata in una foresta. Noi abbiamo bisogno di una dotazione di un background genetico favorevole, ma perché questo si realizzi è assolutamente indispensabile che le condizioni vitali siano positive per permettere a chi è predisposto genio a esserlo davvero e a chi magari non lo è a diventarlo».
E in tema di geni, l’ambiente Italia non è proprio ad hoc perché lo stivale li fa scappare. «Questo accade perché l’ambiente accademico – scientifico nostrano non è sufficientemente attento a permettere che le potenzialità si realizzino», ha sottolineato il biologo davanti ai ragazzi della scuola di formazione politica “Città dell’uomo”, ma c’è qualcosa di positivo. «E riguarda la fisica – ha proseguito Sgaramella – uno dei pochi settori in Italia che riesce a permettere a persone geneticamente dotate riescono a sfruttare le loro peculiarità».