«Un bel
regalo di Natale».
Così ha definito il prof. Nicola Pice la visita a Bitonto del prof. Luciano Canfora. Sabato scorso, infatti, il filologo classico e storico, professore emerito
dell’Università di Bari, ha presentato alla Galleria Devanna “Il
presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee”, la
sua ultima opera edita da Rizzoli.
«Si
tratta di una raccolta di articoli pubblicati da Canfora sul “Corriere della
Sera”» ha spiegato Marino Pagano, moderatore del
dibattito.
In questi pezzi, l’autore
interroga l’antichità a proposito di grandi questioni sempre vitali, se non
addirittura pungenti, come la giustizia, la cittadinanza, la libertà, il falso,
non rinunciando al pathos narrativo che gli è proprio. E con lo stesso pathos,
il filologo, sollecitato dalle domande del prof. Pice, ha parlato delle
funzioni della storia e sulla visione di essa nel tempo. Una cavalcata nei
secoli, a partire dall’antichità sino ai contemporanei.
«La storia comincia ad affermarsi come pratica, in
modo laico e contestativo, come un ricercare e dire le cose. È un’attività che
si manifesta senza consapevolezza»ha raccontato Canfora, affermando che la coscienza è nel pensiero filosofico e
storico.
Ed è proprio quella storia che fu nel tempo
oltraggiata e selezionata nelle scuole della Grecia, Russia e dei vari Paesi
del mondo. «Scelte comprensibili ma non
accettabili – secondo il professore – Ha
senso lo studio integrale del passato nei limiti conosciuti per capire il
presente. Storia come architrave della cittadinanza.»
Inevitabili anche i riferimenti al presente, allo “svuotamento” della
democrazia, alla perdita del senso di giustizia e ai paragoni azzardati tra
presente e passato, in particolare tra il rottamatore Renzi e l’impero di
Augusto.