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Home » “Il mondo poetico di Michele Muschitiello” nella splendida recensione di Lizia De Leo

“Il mondo poetico di Michele Muschitiello” nella splendida recensione di Lizia De Leo

Sublime cantore dell'anima bitontina, nei suoi versi emerge una straordinaria umanità

Lizia De Leo by Lizia De Leo
14 Dicembre 2020
in Cultura e Spettacolo
“Il mondo poetico di Michele Muschitiello” nella splendida recensione di Lizia De Leo
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Qualche tempo fa una visita inaspettata di Michele Muschitiello, medico nefrologo in pensione, amico da sempre. In dono la sua ultima fatica letteraria: un libro che raccoglie la sua produzione poetica, a cominciare dai primi componimenti.
Il titolo:”Il mondo poetico di Michele Muchitiello”, a cura di Laura Fano, Pasquale Fallacara e Franco Demichele. Illustrazioni: disegni tratti da “Bibbia dei poveri” di Angelo Domenico Palumbo. Editrice: Favia 2020.
La bella prefazione di Laura Fano è preceduta da una commovente dedica : ai quattro nipoti, ai figli, alla moglie.
Un’introduzione autobiografica, sintesi della sua lunga e intensa esistenza, immette nella lettura del testo. Ed ecco i primi versi in italiano degli Anni ‘60 e ‘70, densi di sentimenti profondi, espressi in uno stile un po’ naif, in forme poetiche acerbe ma antesignane di futuri sviluppi. Spicca un poemetto umoristico scritto nel 1966 in occasione della maturità classica. Sono evidenti gli echi delle conoscenze dantesche e di altri poeti oggetto di studio negli anni liceali.
Segue una sezione dedicata agli affetti familiari. La lingua diventa il dialetto bitontino in tutte le sue sfumature. Una gamma di termini riscoperti e inseriti in un contesto di grande coinvolgimento emotivo. La nonna (Nononne), la mamma, lo zio, i ricordi dell’infanzia (La caduta del primo dente, Il primo giorno di scuola”) diventano momenti in cui l’ispirazione è intarsiata dall’uso sapiente di vocaboli ed espressioni della nostra tradizione dialettale, in grado di cantare tutte le emozioni, le memorie, i sentimenti più profondi: il dolore, il rimpianto, la nostalgia, la religiosità…
In questa sezione merita una menzione speciale un lungo testo poetico intitolato “Mamme, t’arrecurde…”. La peculiarità dell’amore materno, coniugato nella perdita e nell’assenza, si snoda attraverso il recupero struggente della memoria degli anni (appena 16) trascorsi con lei, delle sue laboriose giornate, della tenerezza per i suoi piccoli. Il tutto corredato da una foto a tutta pagina, in cui il volto della madre ha un’intensità misteriosa, pur nella fissità di una foto d’epoca.
Terza sezione: gli avvenimenti.
In questa, la profonda religiosità dell’Autore si manifesta nella scelta degli eventi che hanno ispirato la sua penna, come la potenza lirica vernacolare ne “U peupe a Vetonde”. Fa capolino la storia, quella del finanziere, una drammatica vicenda del 1893, che non poteva passare inosservata ad un bitontino verace.
La sezione riguardante la vita ospedaliera di Michele Muschitiello (dal 1974 al 2005) nel nosocomio locale, Reparto Dialisi, è ricca di spunti spiritosi e divertenti, a cui il dialetto fornisce quel tanto di spontanea vivacità, inimmaginabile nella traduzione italiana.
Umorismo ed efficacia espressiva anche nel corposo capitolo intitolato “Scienza popolare e personaggi”. La capacità di osservazione dell’Autore, unita all’ironia e alla conoscenza appassionata del dialetto, gli consente una descrizione godibilissima non solo di tipologie umane, ma anche di consuetudini e tradizioni popolari: terreno fertile per la sua ispirazione. E non mancano versi specifici relativi alla vita politica locale di una ventina di anni fa.
E infine le ultime composizioni, quelle occasionali un po’ in italiano un po’ in vernacolo (sempre con traduzione) completano in maniera significativa l’opera.
A fine lettura della raccolta, sorprende e commuove come la poesia abbia accompagnato tutto il percorso di vita di Michele Muschitiello, quasi un viatico che gli ha permesso di elaborare il dolore per una perdita lacerante, le varie vicissitudini della vita personale e professionale, l’amarezza di una malattia impietosa, ma anche le gioie della vita familiare, i successi come nefrologo e come politico: sempre impegnato nel sociale e nello sviluppo culturale della nostra Bitonto.
E, in fondo, questo afflato poetico germoglia dalla sua straordinaria umanità, fatta di attenzione agli altri, di osservazione affettuosa dei limiti umani, dell’umile riconoscimento di essere un eccellente cantore di Bitonto e della sua identità.

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