La parola non si avvicinerà mai ai sentimenti, potrà riecheggiarli, rincorrerli, ma non ne avrà mai il senso pieno.
Diceva così, un po’ parafrasando, il caro Giuseppe Ungaretti.
Ieri sera, la città è stata letteralmente invasa dalla poesia e tutti gli autori avevano storie, situazioni di vita, che hanno portato a prendere tra le mani carta e penna.
“Si scrive quando ci si trova con le spalle al muro – ha confessato una poetessa -, forse anche per me è stato così, e la scrittura diventa l’unico modo per sentirsi liberi“.
È esattamente il senso di libertà quello che ha regnato ieri sera nei vicoli di una città viva, piena di colori e di parole, componimenti, musiche, che volavano a scompigliare un po’ i pensieri.
La manifestazione, giunta al suo terzo anno di vita, è stata fortemente voluta da Nicola Abbondanza, e il suo cenacolo dei poeti, da Umberto Ruggiero, con Puglia in poesia, e dall’amministrazione comunale partner dell’evento.
“Ancora un anno pieno di gioia nel vedere il nostro centro così vitale e di aver attratto l’attenzione di scrittori di Napoli, Imola, Trieste, Altamura, Bari e tante altre città italiane – hanno dichiarato gli organizzatori -. Siamo stati felici, ancora una volta, di aver messo a nudo strade, realtà, corti, che normalmente non si percorrono o a cui non ci si fa caso“.
Un caso su tutti quello che si è materializzato tra i vicoli, a volte invalicabili, delle mura serpentine che portano dalla piazzetta degli Infiammati fino a porta Robustina.”Abbiamo voluto fortemente che ci fossero poesia e musica anche qui – hanno commentato gli abitanti della zona -: ci sono molti anziani residenti che non hanno buone capacità deambulatorie e che non si spingono nel centro storico di solito animato dalle manifestazioni. Per una volta sono venute loro da noi“.
Insomma, se Maometto non va alla montagna, va la montagna da Maometto: per una volta, quindi, la poesia si è fatta carne e ossa, ed ha raggiunto quella parte così nascosta e profonda di ognuno di noi. L’anima.