La realtà delle
confraternite accomuna la vita religiosa e civile degli ultimi cinque secoli di
storia bitontina.
Ad esse è dedicato“Confraternite e Associazioni laicali a Bitonto”, l’ultimo lavoro del professor
Stefano Milillo, direttore della Biblioteca e dell’Archivio Storico Diocesano
di Bitonto.
Il volume è stato presentato venerdì sera nella più adeguata delle location: la seicentesca chiesa del Purgatorio
o di Santa Maria del Suffragio, voluta e fatta costruire proprio dall’omonima
arciconfraternita.
È stato il presidente di quest’ultima, l’ingegner Francesco
Carelli a presentare il testo di Milillo, con la partecipazione dellaprofessoressa Mimma Pasculli Ferrara, presidente del Centro Ricerche di Storia
Religiosa in Puglia, di monsignor don Salvatore Palese, direttore del Centro
Studi Storici dell’arcidiocesi di Bari – Bitonto, e del sindaco Michele
Abbaticchio.
“Una
carrellata puntuale e specifica delle confraternite di Bitonto –
così Mimma Pasculli Ferrara ha definito il libro – capace di far conoscere anche le numerose opere d’arte della cui
realizzazione le confraternite stesse di sono fatte promotrici.” Attraverso
testi e immagini, Milillo ripercorre la storia della religiosità bitontina,
raccontando la storia di oltre 50 confraternite, dalla più antica, Santa Maria
Immacolata, costituita nel 1581, alle più recenti, Santa Rita e San Pio.
“Immergersi nelle carte relative alle
confraternite – ha ammesso l’autore – vuol
dire immergersi in un mondo di umanità e di cultura, studiando il costume, la
mentalità e talvolta anche il fanatismo e la superstizione di un popolo”.
Monsignor Palese ha
ricordato come Milillo sia stato definito “artigiano delle memoria”
dall’arcivescovo Francesco Cacucci.
Un appellativo meritato per la cura che
egli riserva alla memoria e alla conservazione e che lo ha reso un “punto di
riferimento per ogni studioso”, secondo la Pasculli Ferrara.
Oggi sono 18 le
confraternite esistenti a Bitonto. La loro storia inizia a seguito del Concilio
di Trento che, in opposizione ai frequenti malcostumi che imperversavano nella
Chiesa pre-tridentina, impone principi di carità e solidarietà.
L’aggregazione
confraternale si sviluppa quindi con lo scopo di mettere insieme coloro che
vogliono pregare e fare opere buone, in una sorta di stato sociale ante-litteram.
Un’azione democratizzante
che prende le mosse dalla consapevolezza del livellamento sociale operato dalla
morte e che spinge a sviluppare rapporti di solidarietà tra i viventi. Per
questo lo studio delle confraternite è molto più di un semplice approfondimento
storico, ma un modo di dare vita – secondo Carelli – “a tante possibili letture
storiche della vita sociale, religiosa, artistica ed economica della città”.