Raffaella Martino (chioma ormai d’argento e sorriso d’invitta luce) è una pittrice astratta sui generis.
Cerchiamo di spiegare il concetto. Questa corrente espressiva, per solito, “usa un linguaggio visuale di forme, colori e linee con lo scopo di creare una composizione che possa esistere con un grado di indipendenza dalle referenze visuali nel mondo“, secondo classica definizione.
La nostra autrice, invece, dà vita a forme, echi di figure e colori che sono immagini e ricordi di qualcosa che il cuore ha vissuto e di cui ancora porta i segni dentro.
E da quelle tracce scaturiscono le creazioni della Martino, che provano a sub-limare il reale in un cosmo variopinto di idee “astratte” e perciò puro, perché incontaminato dalle bassure della quotidianità.
Se n’è accorto il vulcanico professore catodico Vittorio Sgarbi che alla bitontina ha conferito il il “Premio Spoleto” per l’eccellenza artistica, con la seguente motivazione: “Per le sue originali doti stilistiche e l’alto valore artistico delle sue opere“.
Alla cara Raffaella vanno le nostre più sincere congratulazioni.