«E’
innegabile che anche a Bitonto la criminalità abbia il suo peso elettorale, ma sono convinto che nessun governo cittadino abbia il consenso della criminalità. La nostra città è multietnica e ha una
società civile molto forte e ricca, composta da associazioni
culturali, presidi importanti come la libreria del teatro, tanta arte
e tanta musica».
In città si è parlato di voto di scambio, e il sindaco Michele Abbaticchio ha detto la sua stuzzicato dai giornalisti. L’occasione è
stata la presentazione di “Suite
per archi e voto di scambio – Manuale per politici visionari”,
l’ultimo libro di Carmela Formicola, capocronista de “La Gazzetta
del Mezzogiorno”.
«Volume
– ha
spiegato Tommaso Forte, giornalista – curioso,
ironico, interessante e che racconta storie inventate ma vere, perché
incarna la metafora della centralità e del margine, la surreale interpretazione
dei guasti del potere e della politica».
L’autrice,
infatti, racconta di una fantasiosa amministrazione comunale, composta da assessori con deleghe curiose (alla Turbativa d’Asta, per esempio) che, alla
vigilia del ballottaggio, si interroga sul vertiginoso calo di
consenso registrato al primo turno elettorale. Come ribaltare il verdetto delle urne? Dopo estenuanti trattative, sindaco e assessori giungono all’unica strategia possibile: i voti bisognerà
comprarli.
«Ovviamente
non faccio riferimento a nessuno in particolare – ha illustrato Formicola – e
il libro è nato durante le ultime elezioni al comune di Bari,
caratterizzate da una pochezza di programmi e da tanti veleni. Il voto di scambio è emblema di una politica che non c’è più, che non
è più una liturgia, una scuola di formazione e che è spinta dalla
voglia spasmodica di potere».
«Emblema
di questa fragilità politica è la
tendenza – ha
sottolineato – nel cambiare casacca dopo 10 giorni dal voto, e che le donne rifiutano
questo tipo di politica scalando le altre cariche pubbliche».
Che
fare allora? Nel libro la soluzione può sembrare ovvia ma è quella
più vera, e cioè un azzeramento della politica e della legislatura
per almeno un paio d’anni.
Non
tutti sono d’accordo però. A cominciare dal piddino Emanuele Sannicandro, che ha ricordato come «la
politica non può essere descritta come il male assoluto, perché è
specchio della società».