Il cuore di un poeta è un piccolo tempio fatto di parole.
Ed ogni lirica che stilla sopra la pagina bianca è un’impavida preghiera che salpa per il mare del mondo, nella speranza tenace e bambina di consolare dagli affanni chi la leggerà.
Persino l’universo è il Tutto che corre fra le braccia (invisibili e fortissime) dell’Uno.
Perché una raccolta di poesie è lo specchio più fedele, magari pure più dolente e vero, di una vita, specie se le si scrive dall’infanzia, lasciandosi accompagnare nei giorni da questa ispirazione potente e bellissima.
Solo con questa coraggiosa opera di verità, l’uomo, creduto “finito”, in realtà solo “indefinito” e, quindi, ansioso di congiungersi a qualcosa di Sovrumano per essere “infinito”, potrà sfiorare l’eternità. Senza mai dimenticare il mistero più grande custodito della nostra anima: la “divinità” che palpita dentro di noi.
Tutto questo e molto, molto altro è emerso nella emozionante “tre giorni” che lo scorso fine settimana s’è tenuta a Roma, presso l’Hotel dei Congressi dal titolo significativo “Il mondo spirituale e la vita eterna”, 16° Seminario romano del Convivio, in ricordo del presidente fondatore Filippo Liverziani, con l’amorevole supervisione di Mariano Mandolini.
Fra i tanti e prestigiosi relatori, spiccava la presenza della poetessa bitontina Mariella Cuoccio, che ha presentato la sua preziosa plaquette “La vita oltre la vita”.
Con stupore e bellezza, Mariella ha accompagnato i presenti in un cammino esistenziale e spirituale, che ha rapito tutti.
Dalle carezze del vento a Lourdes – l’anima del mondo – alle innominabili violenze sulle donne, dalla presenza – che anagrammata dà “speranze” – dell’Alto al desiderio d’amore per un figlio (splendide le video creazioni di Lino Ottomano) per chiudere, infine, col dialogo invisibile e scavante con chi non è più quaggiù. E l’inizio è la fine e la fine l’inizio. Ed è l’ultimo respiro che muove i primi passi.
Al termine della relazione appassionata, Cuoccio ha donato agli attenti astanti un biscotto ed una poesia, che invitava ognuno a ricercare sé stesso fino a riconoscere la scintilla divina che deve illuminare il nostro sentiero quaggiù.