La stagione invernale della “Domenica a Teatro, emozioni per tutta la famiglia” si è conclusa,
ieri pomeriggio, con “La sposa sirena”.
Lo spettacolo è stato realizzato dalla compagnia teatrale Crest di Taranto e ha
vinto il Premio “Uccellino azzurro” nel 2013.
E’ stato registrato un record
di incassi per questo itinerarium teatrale indirizzato soprattutto ai
bambini. Ieri pomeriggio, al teatro Traetta “La sposa sirena” ha lasciato
soddisfatte molte famiglie. La fantasia si è districata tra le righe di una storia d’amore di un pescatore e una “donna
che fu sposa e sirena”.
E’ una fiaba piuttosto complessa, di cui non è
ancora nota l’origine popolare o letterario/mitologica. Tuttavia, l’introduzione
della materia dei sogni con le sirene ha alleggerito il carico. Bella è
l’immagine del mare per il suo senso
di attesa e fecondità. La fiaba
inizia e si conclude proprio con Filomenadavanti al mare, immersa nella vana speranza del ritorno del suo amato Michele.
Cosa custodisce il mare non lo
si riesce nemmeno a spiegare. Per Filomena era il talamo del suo amore.
L’attesa e la distanza introducono spesso l’amante in un intricato gioco di
illusioni e anestetizzanti del dolore. La donna, infatti, credette di amare un
altro uomo e quando capì che era soltanto un mera illusione, quasi paragonabile
a un momentaneo incantesimo, fu troppo tardi.
Ira funesta fu quella di Michele,
che costrinse la donna a salire sul suo peschereccio per gettarla nel mare. Allora
Filomena: “Io rinunciai a nuotare perché era più forte il dolore. Scendevo
piano piano e non volevo aprire neanche la bocca. Aprì gli occhi e vidi il mare
come non l’avevo mai visto. Tutto luccicava attorno, forse stavo in paradiso,
il paradiso dei pescatori”.
Non sopraggiunse, però, la morte. Nettuno volle salvarla
trasformandola in sirena. La chiamò Schiuma. Scappava quando le altre sirene
ammaliavano e mangiavano i pescatori, finché un giorno non riconobbe la voce
del suo Michele. Filomena volle quel pescatore solo per se, si sarebbe occupata
lei di quella “preda”. I due si riconobbero e nell’implorante richiesta di
perdono dell’uomo, la donna gli donò respiro con un lungo bacio. Solo
raccogliendo il più bello dei fiori negli abissi del mare, il loro amore
avrebbe trionfato e ricevuto vita terrena. Michele ascoltò i consigli di
un’anziana donna che incontrò sulla riva del mare e circondò il suo
peschereccio dei gioielli più preziosi per incantare e distrarre le altre
sirene.
Filomena colse il fiore più bello. Si narra che ancora oggi si sente un
sospiro nel punto in cui la donna si sedette ad aspettare che tornasse a galla
anche il suo Michele.
C’è sempre un ma e questa volta ha lasciato solo un’amara
sensazione di vuoto. Cosa resta di un
amore? A volte solo l’illusione.Un
plauso va al regista Michele Campanale, a Katia Scarimbolo che si è occupata
della drammaturgia e a tutti gli altri collaboratori.
E’ stato un successo
meritato per il Comune di Bitonto e
il Teatro Pubblico Pugliesesoprattutto perché gli spettacoli hanno attirato molti bambini e questo non è
una cosa semplice.
Foto Lorenzo Palazzo