Gran finale domani, sabato 1° settembre, per la quindicesima edizione del Bitonto Opera Festival, la rassegna di musica lirica della città dell’olio a cura de “La Macina – Associazione Socioculturale”.
Alle 21 nell’Anfiteatro naturale della Masseria didattica “Lama Balice” (via Burrone, 14), andrà in scena “Il Trovatore”, opera in quattro parti di Giuseppe Verdi.
Anche quest’anno sul palco un cast internazionale di grande valore: Davide Yonghyun Ryu (Manrico), Luciana Distante (Leonora), Antonio Stragapede (Conte di Luna), Marinella Rizzo (Azucena), Anna Evietkova (Ines), Gianfranco Zuccarino (Ferrando), Jacopo Dipasquale (Ruiz) e Michele Bisceglie (vecchio zingaro). Le parti corali saranno invece affidate al Coro Lirico Giovanile “Città di Bitonto”, diretto dal maestro Anna Lacassia.
Gli artisti saranno accompagnati dall’Orchestra Nazionale russa di Udmurtia, diretta dal maestro Takayuki Yamazaki.
Grande qualità anche dietro le quinte con Carlo Antonio De Lucia, direttore del laboratorio registico e scenografico del B.O.F., e il maestro Leonardo Quadrini, responsabile artistico della manifestazione.
La regia dell’opera sarà curata da Giulia Rivetti e Vincenzo Maria Sarinelli.
I biglietti (costo: 15 euro) sono ancora disponibili e acquistabili presso la “Libreria Raffaello”, in via Arco Galliani 3 (Bitonto), o contattando i numeri 3391175513, 3288930349, 3349907558.
Con le stesse modalità sarà possibile riservare un posto anche per il momento conviviale che precederà lo spettacolo: la cena “Verdi in festa” (costo: 20 euro).
Se si acquista il tagliando sia per la cena che per l’opera, previsto un pacchetto scontato, al costo di 30 euro.
Inoltre, sarà attivo il botteghino dell’Anfiteatro “Lama Balice”, nel giorno dello spettacolo, a partire dalle 18.30.
Il Bitonto Opera Festival, patrocinato dalla Regione Puglia, dal Comune di Bitonto e dal Parco delle Arti, è organizzato da “La Macina – Associazione socioculturale” e dalla “Raffaello Comunicazione”, in collaborazione con l’Associazione socioculturale “Coro lirico giovanile – Città di Bitonto”, Masseria “Lama Balice”, Fondazione Villa Giovanni XXIII – Onlus, De Pinto Group, la testata giornalistica “da Bitonto”, Gruppo Intini e Associazione Michele De Pinto “Legalità e salute”. Partner AIL Bari e FIDAS Bitonto.
La trama
Parte I
La scena si apre nel castello dell’Aljafería di Saragozza dove Ferrando, capitano delle guardie, racconta agli armigeri la vicenda del figlio minore dell’allora Conte, padre dell’attuale Conte di Luna, rapito anni prima da una zingara per vendicare la madre giustiziata dal Conte con l’accusa di maleficio. La zingara aveva poi bruciato il bambino e per questo omicidio i soldati ora chiedono la sua morte.
Nel frattempo Leonora, giovane nobile amata dal Conte di Luna, confida a Ines, sua ancella, di essere innamorata di Manrico, il Trovatore appunto. Il conte, intento a vegliare sul castello, ode la voce di Manrico che intona un canto. Leonora esce, e confusa dall’oscurità, scambia il conte di Luna per Manrico e l’abbraccia. Ciò scatena l’ira del conte, che sfida a duello il rivale.
Parte II
Ai piedi di un monte, in un accampamento di zingari, Azucena, madre di Manrico, racconta che molti anni prima vide morire sul rogo la madre accusata di stregoneria dal vecchio Conte di Luna. Per vendicarsi, rapì il figlio del Conte ancora in fasce e, accecata dalla disperazione, decise di gettarlo nel fuoco.
Per una tragica fatalità, tuttavia, confuse il proprio figlio col bambino che aveva rapito. Manrico capisce così di non essere il vero figlio di Azucena e le chiede di conoscere la propria identità, ma per Azucena l’unica cosa importante è che lei l’abbia sempre amato come un figlio, protetto e curato proprio come quando tornò all’accampamento ferito dopo il duello col Conte.
Manrico confida alla madre di esser stato sul punto di uccidere il Conte, durante quel duello, ma di esser stato frenato da una voce proveniente dal cielo.
Nella scena successiva Leonora viene informata della morte di Manrico (non realmente accaduta) e decide di prendere i voti ma il Conte la rapisce evitandone la cerimonia; Manrico però irrompe, sventando il rapimento e portando in salvo l’amata.
Parte III
Azucena è catturata da Ferrando e condotta dal Conte di Luna. Costretta dalla tortura e dalle minacce, confessa di essere la madre di Manrico. Il Conte di Luna esulta doppiamente per la cattura. Uccidendo la zingara otterrà doppia vendetta: per il fratello ucciso e su Manrico che gli ha rubato l’amore di Leonora.
Manrico e Leonora intanto stanno per sposarsi in segreto e si giurano eterno amore. Ruiz sopraggiunge ad annunciare che Azucena è stata catturata e di lì a poco sarà arsa viva come strega. Manrico si precipita in soccorso della madre.
Parte IV
Il tentativo di liberare Azucena fallisce e Manrico viene imprigionato nel castello dell’Aljafería: madre e figlio saranno giustiziati all’alba.
Nell’oscurità, Ruiz conduce Leonora alla torre dove Manrico è prigioniero. Leonora implora il Conte di lasciare libero Manrico: in cambio è disposta a diventare sua sposa. In realtà non ha alcuna intenzione di farlo: ha già deciso che si avvelenerà prima di concedersi.
Il Conte accetta e Leonora chiede di poter dare lei stessa a Manrico la notizia della liberazione. Ma prima di entrare nella torre, beve, di nascosto, il veleno da un anello.
Intanto, Manrico e Azucena sono in attesa della loro esecuzione. Manrico cerca di calmare la madre, terrorizzata. Alla fine, la donna si addormenta sfinita.
Giunge Leonora ad annunciare la libertà a Manrico e a implorarlo di scappare. Ma quando egli scopre che lei, la donna che ama, non lo seguirà, si rifiuta di fuggire. È convinto che per ottenere la sua libertà Leonora l’abbia tradito, ma lei, nell’agonia della morte, gli confessa di essersi avvelenata per restargli fedele.
Il Conte, entrato a sua volta nella prigione, ascolta di nascosto la conversazione e capisce d’esser stato ingannato da Leonora, che muore fra le braccia di Manrico. Il Conte ordina quindi di giustiziare il Trovatore.
Quando Azucena rinviene, ella gli indica Manrico morente, ma pur nella disperazione la donna trova la forza di rivelare al Conte la tragica verità: «Egli era tuo fratello» e mentre viene tratta a morte può finalmente gridare: «Sei vendicata, o madre!».