Ecco che ancora una volta il simpatico e mai domo “prof” della commedia bitontina e sua figlia allestiscono con cura un “prodotto” divertente e gradito al pubblico.
Parliamo di “The conscience… nan ‘assi nu’ uacene“, opera presentata dal loro sodalizio (il gruppo “La Nuova Compagnia“) il 13, 14 e 15 dicembre scorsi presso l’auditorium “Anna ed Emanuele Degennaro“.
Qualche giorno dopo, è stata la volta della residenza assistenziale “Villa Giovanni XXIII“.
La regia della commedia è a firma di Grazia Coviello; la scenografia, invece, è di Gaetano Coviello e Giovanni Papappicco.
Testi di Gaetano Coviello, per lo più in lingua italiana, con interventi, qua e là, nel vernacolo di casa nostra.
La regista appare, con la solita e consueta disinvoltura, anche sulle scena, nelle vesti di Nina Cimadomo, governante di origine napoletana del buon don Carlo, interpretato dal brioso Alfonso Giammarelli, non certo nuovo a lavori teatrali in cui ha spesso mostrato verve e doti non comuni. Colpisce, del Giammarelli, la capacità mimetica e il gusto per il lazzo capace di sorprendere la platea.
Nina è la mantenuta dal ricco paternalista Carlo, entrambi vittime l’uno dell’altra: Carlo -rimasto giovane vedovo con due figli- dei segreti di Nina circa antiche gravidanze che lo vedono come (presunto) responsabile e Nina, a sua volta, delle continue angherie sopportate dal vecchio (e talvolta arzillo, troppo arzillo…) padrone di casa.
La governante partenopea spaccia così per figlio di Carlo il gigante buono Charles (Lino Giampalmo, perfetto nel ruolo), figlio effettivo di Nina ma, in realtà, non del padrone.
Padrone che, nel veder cotanto pezzo di “figlio”, non è che la prenda poi così bene.
E allora, gli equivoci di cui si diceva. Charles s’invaghisce di quella che secondo la storia sarebbe sua sorella (Rosetta, la figlia di Carlo, interpretata da Filomena Misciagna), ma che sorella non è. Arriverà poi il disvelamento materno e amore tranquillo sarà.
Ecco poi il vero figlio di Carlo, folle e sgangherato: Luca, che nella vita reale è Franco Alesio. Personaggio davvero curioso e vivace, successivamente assai imbarazzato quando, dopo “strani” giri di medicinali, vedrà ridotte le sue tanto millantate capacità di eterno Casanova.
Per la gioia del suo papà: gioia che ancora una volta vedrà Nina Cimadomo come vittima delle “voglie” del vegliardo in calore.
Ma a supervisionare trama ed intreccio è la voce della Coscienza, da cui il titolo del lavoro di Grazia Coviello.
E’ Nella Mongiello ad offrire il suo volto, autentico grillo parlante per il buon don Carlo.
A completare il quadro: le sorelle del padrone di casa, l’aspirante miss Italia (Anna Bonasia, sulla scena con il bravo Massimiliano Bagnasco, suo acconciatore) e l’onirica e trasognata Fric (Mariolina Acquafredda); infine, il garzone Uarinze (Antonio Ciani) e la badante (la giovane Stefania Bavaro).
La coscienza, quindi.
A controllare, come da una torre d’avvistamento, c’è lei. La coscienza che esiste. La coscienza che, spesso, dimentichiamo.
A Grazia e Gaetano Coviello (assieme a tutti i loro “ragazzi”) il merito di riportare la coscienza al centro della scena.
Scena del teatro e della vita.
Lo hanno fatto, al solito, come sanno fare meglio: con arguzia e sorrisi.
Tanti sorrisi.
Non resta che attenderli alle repliche e -perché no?- al futuro lavoro, certamente già in cantiere.