Il Teatro
Traetta, che da poco ha spento le dieci candeline d’attività, è oramai da lungo
tempo senza un direttore artistico. Unico e solo, dopo la sua apertura nel 2005
accanto all’amministrazione del prof.
Nicola Pice, è stato Michele
Mirabella.
Attualmente
il ruolo è ricoperto dal sindaco Michele
Abbaticchio, in qualità di assessore alla Cultura: un nome degno di nota –
e designato dal prof. Pice – del panorama culturale e giovane della città che
spiccherebbe tra i papabili successori è quello di Raffaello Fusaro.
«Mi piacerebbe. E tanto – risponde ai nostri taccuini
l’artista bitontino -. E non arriverei a questo incarico per ragioni
politiche ma solo culturali e professionali. Ricordo con dolcezza quando
Pice, in modo lungimirante, mi affidò: “Un teatro all’opera, repliche di un evento in un teatro in fase
finale di ristrutturazione …” senza ancora le poltrone! Sono seguiti vari
spettacoli su quel palco (il primo in stagione quando Abbaticchio era
dirigente) e ancora oggi, quando penso a un palco, nel cuore e nella testa c’è
quello. La vita mi sta portando in tanti luoghi ma anche oggi che mi
occupo di scrittura e regia, il mio luogo dell’anima resta il Traetta».
Il sindaco in un’intervista ha
dichiarato che mantenere un direttore artistico costerebbe alle casse comunali:
credi che il tuo cachet sarebbe un problema per il comune?
«Il problema economico sussiste solo
in parte – risponde
Fusaro -. Sono certo del fatto che si può
trovare “un’asticella” che bilanci ragionevolezza, economicità e dignità. La
mia storia, tra l’altro, mi ha fatto tornare numerosissime volte a casa con
reading, eventi, serate e come saprete, più della metà delle volte l’ho fatto
per ragioni “del cuore”».
Con la tua esperienza artistica
quali migliorie appronteresti subito?
«Occorre pensare a un teatro vivacissimo,
contemporaneo, che dialoghi con la città a ogni livello – afferma l’attore – . Il futuro di un teatro non esiste, va creato. Se lo si immagina come il passato non è più un futuro. E lo si fa
arretrare e paralizzare. Mi piacerebbe uno spazio brulicante di spettacoli,
stage, laboratori, incontri, presentazioni di libri, musica visti i buoni
risultati di pubblico attuali. Ma che vada a bussare nelle classi, alle porte
delle case e che non attenda mai di essere riempito in maniera inerte. La prima
cosa che farei? Parlerei a lungo con chi ci lavora dentro e con la gente.
Capirei e ascolterei desideri prima di presentare delle mie proposte. E
soprattutto coinvolgerei quanti più giovani possibile. Così un teatro oggi può
vivere anche dal punto di vista economico.
Il livello
della cultura a Bitonto qual è e, soprattutto, a Bitonto oggi “Chi
è'” la cultura?
Dopo grandi personaggi come Ottavio Leccese, Peppino Moretti, Domenico Saracino,Stefano Milillo, Nicola Pice, Marco Vacca (e tanti altri)
c’è qualcuno che degnamente potrà prenderne il posto?
«La cultura nella nostra città ha
radici splendide. Le avrà sempre – risponde Raffaello -. I nomi del futuro? Siamo io, te,
tutti i nostri giovani concittadini che difendono la cultura e si occupano con
amore di argomenti culturali. Ricordo
nomi, visi e anche parole dei personaggi che hai nominato. Ci hanno lasciato un
compito proseguire con gli strumenti del nostro tempo. La cultura non è per
pochi. Perché parlar bene equivale a pensare meglio. La cultura aiuta a vivere
meglio e questo è un fatto di tutti. La cultura non è un vizio di pochi, ma è
un fatto di struttura e difesa delle nostre più forti e intense ragioni dello
stare a questo mondo».
Si è pensato di metter su una
cooperativa di giovani che ti sosterrebbero nell’avventura a teatro: avresti
già qualche nome in mente?
«Una cooperativa è una società e una
impresa. Nasce dove ci sono persone accomunate dagli stessi obiettivi,
passioni e desideri. Una cooperativa è una forma democratica di impresa. Io ho
certamente dei nomi in mente, ma facciamo il contrario … chi ne vorrebbe far
parte?», conclude Fusaro facendoci sognare un po’.