Rete, coraggio, unione, dignità, libertà e denuncia.
Sono
state queste le parole che più hanno echeggiato
ieri sera in occasione della presentazione della sede dell’Associazione
antiracket e antiusura di Bitonto (via Dossetti, ex Mulino Calò, dove il Comune
ha ceduto alcuni immobili di sua proprietà in comodato d’uso).
Associazione,
alla quale adesso appartengono 15 imprenditori, che sarà guidata da una donna,Angela Castellano, 51 anni, imprenditrice e proprietaria di due bar, madre di
due figli, vittima in passato di ben 4 usurai che le hanno reso la vita difficile
mentalmente e fisicamente, e dalla quale ne è venuta fuori grazie alla
vicinanza di Renato de Scisciolo, coordinatore regionale Fai (Federazione
nazionale antiracket) «e denunciando
appena ho capito che per me poteva essere la fine».
Accanto a lei, a salutare la neonata associazione,
massimi esponenti cittadini e provinciali delle forze dell’ordine, della lotta
al racket e della politica cittadina.
Politica cittadina che sostiene l’iniziativa,
come ha ricordato il sindaco Michele Abbaticchio, «come presidio di legalità organizzata in un territorio aggredito
da una microcriminalità in costante trasformazione negli ultimi anni e consolidando il rapporto di fiducia tra le
istituzioni, gli imprenditori e i cittadini».
Secondo l’assessore alla
Legalità, Rocco Mangini, «la delinquenza
si batte con la capacità di fare legame come sta cercando di fare l’amministrazione
comunale».
Parole di sostegno e di vicinanza all’associazione bitontina
sono state espresse anche da Pasquale Drago, procuratore aggiunto della
Repubblica di Bari, che ha invitato gli imprenditori a denunciare in gruppo e
non da soli e ha sottolineato i grandi risultati che da due anni a questa parte
sta ottenendo la Dda di Bari in tema di usura, estorsione e racket.
Sulla stessa lunghezza d’onda il prefetto di Bari,
Mario Tafaro, mentre Tano Grasso, presidente onorario Fai, ha ammonito che con
la nascita dell’associazione bitontina «è crollato l’alibi alla rassegnazione»,
ha giurato che più nessun imprenditore farà la fine di Libero Grassi
(imprenditore di Palermo ammazzato da Cosa Nostra nel 1991 dopo che aveva
denunciato una richiesta di pizzo) e ha ribadito la convinzione che in Puglia
la mafia si può sconfiggere.
Poi ha donato a tutti una massima:«L’imprenditore non è sicuro se il mafioso è arrestato dalle forze dell’ordine,
ma se il mafioso è arrestato dalle forze dell’ordine dopo la sua denuncia».
Chissà se adesso qualcuno lo capirà…