Conosciamo davvero il luogo che ci ha visti venire alla luce e poi diventare gli uomini e le donne che siamo oggi? Imbracciamo la valigia ogni volta che possiamo per andare alla scoperta del mondo, ma quanto ne sappiamo della nostra città? È mossa da questi interrogativi che sabato pomeriggio mi sono inerpicata per le stradine di Bitonto, determinata a non lasciarmi sfuggire – ahimè, per la prima volta in cinque anni – la straordinaria occasione offerta dall’iniziativa “Cortili Aperti”. E ammetto di aver provato – pur trovandomi nella città che ormai dovrebbe essermi familiare, perché “mia” – la stessa sensazione che ho vissuto incamminandomi in alcune città del Belgio e della Germania: lo stupore, quel sentimento che nasce quando ci si ritrova con animo bambino al cospetto di qualcosa di nuovo, di sconosciuto fino a quel momento. Con una compagnia piacevolissima ho ripercorso le sale della Galleria “Devanna”, dove mi sono soffermata soprattutto sui dipinti di Artemisia Gentileschi, pittrice del dolore e della rivincita delle donne sugli uomini. “Com’è possibile che nella mia precedente visita, risalente ad alcuni anni fa, mi siano sfuggiti?”, mi sono chiesta, rammaricata, per tutto il tempo. Poi i miei occhi si sono illuminati dinanzi ai loggiati di Palazzo de Ferraris Regna, al portale classicheggiante della cappella Bove, al giardino pensile di Palazzo Bove affacciato sul giardino interno di Palazzo Rogadeo. E ancora, la contaminazione di stili architettonici in Palazzo Albuquerque, la facciata neoclassica progettata dal Castellucci per Palazzo Pannone Ferrara, fino alla meraviglia più assoluta: la Cattedrale, avvolta da un lato dai colori tenui del tramonto e dall’altro da nuvoloni scuri e carichi di pioggia, ammirata dal loggiato più alto di Palazzo Giannone Alitti. Eppure devo ammettere che l’emozione più grande l’ho provata per i numerosi ragazzi delle scuole, coinvolti nell’iniziativa come guide turistiche. Stretti nelle loro giacche scomode e con il volto imperlato di sudore, hanno dato prova di preparazione e di tanto cuore. E nonostante qualche imprecisione sulle date o “appunto” e “cioè” utilizzati mille volte come intercalare per nascondere l’apprensione, un solo pensiero mi sfiorava la mente nel guardarli: che con loro sarà sicuramente un mondo migliore. Ora, è chiaro che la cultura non è tutto, come sostengono alcuni concittadini. Che non si vive di solo patrimonio artistico. Che Bitonto ha problemi atavici ben più importanti, come la sicurezza, con cui dovrà fare i conti chiunque sarà chiamato a governare questa città per i prossimi cinque anni. Tuttavia, c’è un interrogativo che mi turba e che voglio lasciare qui, in calce a questo articolo. Che cosa ne sarebbe di noi esseri umani, se vivessimo in città perfette ed efficientissime, ma del tutto “anestetizzati” alla bellezza?
Lasciamoci vincere dallo stupore e anche la nostra anima sarà ricreata…