La storia terribile che vi stiamo per raccontare ha le tinte fosche di un incubo.
Un tunnel nerissimo senza una luce purchessia all’orizzonte.
Dentro questo abisso buio e divoratore, una donna.
Che ha avuto l’unico torto di cercare di capirci di più.
Dopo mesi, finalmente sabato scorso era riuscita a rientrare nella azienda agricola di sua proprietà, acquisita nel 2008 in prima battuta d’asta giudiziaria.
L’imprenditrice, Maria Teresa Cardone, finora, non era riuscita a mettere piede in quella distesa sterminata di terreni – ridotti, però, da 100 ettari a soli 30 – perché nella villetta s’era piazzato il marito, uomo d’affari, dal quale si è separata di fatto, anche se i dettagli saranno definiti dinanzi al giudice.
Tutti i tentativi di recuperare quanto di legittimo le spettasse, erano svaniti per l’opposizione dell’ormai ex consorte.
Sabato pomeriggio, appunto, la quasi insperata schiarita. Lui non c’era e lei alfine era tornata in azienda.
Dolorosissimo e desolante, però, lo spettacolo che le si parava dinanzi agli occhi: campi incolti e abbandonati, vigneti doc divelti e scomparsi, tutto fatiscente. Sei mesi di paralisi che hanno compromesso tutto.
In più: dal capannone erano scomparsi ben tre trattori e macchinari vari, importanti e di pregio tecnologico e non solo.
In una cella frigorifera, scatole di latte scaduto, fortemente maleodorante, di dubbia provenienza.
Insomma, c’era da rimboccarsi seriamente le maniche e ripartire di buzzo buono, mettendo persino una pietra sopra sull’estremo sforzo economico, mutuo incluso, per tornare in possesso dell’azienda.
E, invece, domenica è crollato tutto ancora una volta.
E’ tornato l’uomo e sulla donna si è riversata la solita grandine di ingiustizie.
Ha provato a riconquistare il terreno, lui.
Ma lei, con l’aiuto provvidenziale di un vecchio amico di suo padre, Gino Ancona, e altre persone di buon cuore, sta tentando di resistere per poter almeno rimettere in moto l’azienda e poter lavorare.
Senza esito l’intervento di Forze dell’Ordine varie, nonostante le richieste disperate da parte della signora Cardone.
Non si cava un ragno dal buco e tutto sembra così assurdo e tremendo da non apparire vero.
La prima denuncia al commissariato di Bitonto è datata 30 dicembre, seguita da altre, successive.
La donna, visti i suoi diritti calpestati, s’è rivolta anche alla Procura della Repubblica. La giustizia stenta a fare il suo corso.
E, nel frattempo, Maria Teresa è ancora asserragliata nella sua azienda.
Situazione incredibile e paradossale…