Il
depuratore bitontino? Molto presto dovrebbe diventare meno
puzzolente, meno rumoroso, e soprattutto più efficiente e a misura
di tutti.
Nei
giorni scorsi, infatti, la giunta comunale ha dato il disco verde al
progetto di riqualificazione e ammodernamento dell’impianto di
depurazione cittadino (situato nella zona 167, e dal 16 febbraio
sotto sequestro preventivo giudiziario) targato Acquedotto pugliese e
arrivato – in modo definitivo si intende – a Palazzo Gentile poco
più di due mesi fa.
Il
piano ha un costo di oltre 7,5 milioni di euro (finanziamenti
comunitari) e prevede «interventi
di potenziamento degli impianti esistenti all’interno dell’area
attualmente occupata, per assicurare la depurazione dei reflui civili
provenienti dal comune di Bitonto e frazioni, sulla base di un carico
dimensionato in 79.332 abitanti».
Con
l’avvio dei lavori – dovrebbero iniziare davvero a breve questa
volta – si metterà fine a una pagina triste della più recente
storia bitontina.
Gli
interventi al depuratore, infatti, sono già in programma nel 2009,
con il via libera sia dalla Regione che dal Comune.
L’anno
successivo, nel 2010, «il
gestore delle reti di acqua e fogna ha provveduto –si legge nella delibera di giunta –a consegnare il progetto definitivo agli Enti preposti alla emissione
di autorizzazioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati,
tra i quali il Comune di Bitonto per gli aspetti di stretta
competenza relativi all’urbanistica, alla tutela del vincolo
paesaggistico ed ambientale e per le procedure legate alla
Valutazione di impatto ambientale».
Da
Palazzo Gentile si attivano subito e in breve tempo le procedure
amministrative del caso sono espletate. Dall’Acquedotto pugliese,
allora, c’è la volontà di iniziare l’intervento nel 2013 e di
completarli nel giro di due anni.
Così
però non è, qualcosa si inceppa e tutto si rimanda.
Come
se non bastasse, poi, a febbraio succede l’incredibile: la polizia
giudiziaria della guardia costiera di Bari mette i sigilli al
depuratore a causa di «cattiva
qualità del refluo in uscita dall’impianto caratterizzato da
un’anomala colorazione marrone e dalla presenza di dense coltri
schiumose».
Dalla
procura rilevano anche «il
superamento, pressoché sistematico, dei valori tabellari di legge e
la mancanza delle necessarie autorizzazioni allo scarico e alle
emissioni in atmosfera».
Niente
di nuovo, insomma. I problemi che da anni attanagliano il nostro
depuratore e i residenti della zona 167, da anni costretti a vivere
con il cattivo odore a causa del brutto vizio (denunciato a “Striscia
la Notizia”
e al Tg5)
di inquinare le acque reflue.
Tutto
questo, però, tra qualche tempo potrebbe essere soltanto un brutto
ricordo.