Addio all’antica casa del casellante di via Santo Spirito. È stata abbattuta ieri, durante i lavori per la realizzazione del sottopasso che andrà ad eliminare il passaggio a livello che interrompe la strada per l’antica marina di Bitonto.
Ubicata alla fine di viale Giovanni XXIII, al bivio che divide via delle Fornaci dalla Strada Provinciale 91, quell’edificio rosso era un simbolo, una sorta di biglietto da visita per chi veniva a Bitonto da via Santo Spirito.
Quell’immobile a due piani, anticamente, era conosciuto come “fermata di Amely”, ed era parte della vecchia tramvia che collegava la nostra città alla località balneare un tempo bitontina. Tramvia lunga 8 chilometri e 200 metri, inaugurata nel 1928 e chiusa nel 1963, dopo che un incidente senza vittime coinvolse un’elettromotrice. Sul tragitto, fra le altre, c’erano previste fermate anche a Catino e alla stazione di Santo Spirito. Due anni dopo, un breve tratto (poco più di quattro chilometri) fu riutilizzato per la costruzione della linea ferrotramviaria Bari Nord-Barletta. Nel tratto era compresa anche la casa cantoniera, che costituiva l’alloggio del casellante. Ma, come molte strutture analoghe, nella seconda metà del ventesimo secolo furono progressivamente dismesse e abbandonate avendo perso la loro funzione, con l’avvento di nuove tecnologie in grado di abbattere gli alti costi di gestione di quelle strutture.
Alcune case cantoniere o abitazioni per casellanti furono trasformate in abitazioni private. Non è stato così per quella bitontina, abbandonata per decenni e murata per evitarne l’accesso. Fino a ieri, quando le ruspe hanno definitivamente cancellato l’immobile.
C’è chi si chiede, oggi sui social, se fosse opportuno distruggerla quella che, in ogni caso, era una testimonianza storica. Chi si chiede se potesse essere recuperata per essere utilizzata ad altri fini. Domande che, però, si sarebbero dovute fare per tempo, quando quelle quattro mura di colore rosso giacevano abbandonate e chiuse. Dal momento dell’approvazione del progetto del sottopasso, il suo destino era già inesorabilmente segnato.