Quello dei furti negli appartamenti è una delle attività preferite della criminalità. Negli ultimi tempi ci sono stati diversi casi.
La possibilità di essere derubati in casa terrorizza ognuno di noi, creando un opprimente senso di impotenza, come racconta un affezionato lettore che, proprio nei giorni scorsi, è stato vittima di questo crimine.
“La casa è il luogo dove ognuno di noi si sente più al sicuro.
Il luogo dove trascorriamo i momenti più intimi della nostra vita, dove conserviamo ricordi a noi tanto cari, rappresentati da oggetti che, dietro di sé, hanno una storia. Per questo motivo, quando qualcuno si introduce in casa per derubarci dei nostri averi, la ferita che si crea è molto profonda. Quegli oggetti a cui tanto tieni spariscono con le proprie storie. Soldi guadagnati faticosamente e appoggiati temporaneamente su un mobile, in attesa di essere depositati in banca, svaniscono, per finire nelle mani di ignobili parassiti. Un senso di impotenza ci invade, sapendo che sarà estremamente difficile rivedere il maltolto, venduto a chissà quale ricettatore.
Tutto questo è successo a me qualche giorno fa. Ero uscito normalmente con amici per passare una serata in tranquillità. Ma ad un certo punto la chiamata dei miei genitori in preda al panico rompe la quiete. Rientrando dopo una passeggiata di un paio d’ore, hanno trovato la casa sotto sopra: cassetti svuotati del proprio contenuto, vestiti e documenti buttati a terra, mobili danneggiati, soldi e diversi oggetti, più o meno di valore, spariti. Era chiaro che ospiti non graditi si erano introdotti in casa.
Piuttosto che il 113, chiamo direttamente il numero del centralino del commissariato locale della Polizia di Stato (0803715711), da me prudentemente memorizzato in rubrica, così da permettere l’arrivo più celere di una volante. Gli agenti arrivano dopo pochi minuti, raccolgono le poche informazioni che al momento erano a disposizione, consigliando di fare una conta dei danni e di andare il giorno dopo in commissariato a sporgere denuncia. Nel frattempo io mi precipito a Bitonto, preoccupato per i miei genitori e gli animali domestici.
I danni sono ingenti. Non avevamo tanti soldi in casa, ma diversi oggetti di valore, regali di persone care, fatti in occasioni particolari, erano scomparsi. Nella fretta di impossessarsi di quante più cose in breve tempo, hanno rubato, dal cassetto delle cose vecchie, anche un telefonino e una macchina fotografica non funzionanti che, per pigrizia, non avevo buttato (almeno qualcosa di buono l’hanno fatta). La porta del terrazzo era aperta, lasciando capire il percorso fatto dai ladri.
Riordinate le stanze svaligiate mille domande mi assalgono. Cosa sarebbe successo se i miei genitori avessero trovato i delinquenti in casa? E, soprattutto, possibile che nessuno abbia sentito nulla?
Domanda, quest’ultima, la cui risposta arriva il giorno dopo, quando alcuni vicini ci confessano di aver visto gente a volto coperto aggirarsi lungo la strada.
E lì, dopo aver fatto un lungo elenco dei loro parenti defunti, mi chiedo: “Perché, una volta visti ragazzi incappucciati, che non stavano certo lì per festeggiare il carnevale, non hanno chiamato la polizia? Se qualcuno, vedendoli in tempo, lo avesse fatto, forse sarebbe venuta in tempo per cogliere i furfanti all’opera ed impedire che finissero il lavoro.
Interrogativo che fa venir voglia, nel caso un domani succeda a loro, di fregarmene e di godermi lo spettacolo dal balcone. Perché se, potendo evitare che si compia un crimine, non si fa niente, si è complici e non ci si può lamentare di sentirsi insicuri.
Magari è lo stesso tipo di gente che poi, per strada, inveisce e bestemmia continuamente contro forze dell’ordine, governo, sindaco perché non farebbero niente contro il crimine. Quel tipo di gente che non fa altro che sputare veleno sulla nostra città, senza poi adoperarsi affinché essa migliori.
Per questo motivo non riempirò i social network di stucchevoli frasi del tipo “Questa è Bitonto!” o “Bitonto fa schifo!”. Sarebbe facile da dire, in preda alla rabbia, ma sarebbe una menzogna fine a se stessa.
Nonostante tutto, Bitonto non è questa e non fa affatto schifo. C’è tanto di positivo. Più che gettar discredito e bestemmiare nei bar o su Facebook credo sia più proficuo impegnarsi quotidianamente nel proprio piccolo e denunciare per tempo, anche in forma anonima con una semplice chiamata alle forze dell’ordine, nel caso in futuro dovessi assistere ad un episodio criminoso.
Nel frattempo, la mia speranza è che i ricavi della visita in casa possano essere consumati in spese mediche o che, in qualche ulteriore tentativo di scavalcare terrazze, ogni tanto la forza di gravità, faccia il suo dovere”.