Negli ultimi due secoli la donna è riuscita a
conquistare risultati inimmaginabili precedentemente. A far scoccare nel gentil
sesso la voglia di rivendicare il proprio spazio nella società ha contribuito
il suo ruolo durante le guerre, quando si è spesso trovata a sostituire l’uomo
per necessità. La Prima Guerra Mondiale rappresenta, in questo senso, un
esempio molto importante.
Proprio per evidenziare il rapporto tra donna
e guerra il Comitato “Bitonto onora i
suoi caduti” ha ospitato, presso la Chiesa di San Giorgio (la vecchia
Chiesa dei Santi Medici) la mostra “Donne
in trincea”. Fino al 28 maggio saranno in esposizione alcune riproduzioni
di alcuni dei manifesti storici conservati nell’archivio dell’Udi Macare Salento. Manifesti che
incitano la donna all’impegno bellico o in favore dei diritti sul lavoro, in
famiglia: dai manifesti a favore del diritto di voto in Inghilterra, Francia,
Germania, all’invito alle donne vietnamite ad unirsi alla lotta di liberazione
antiamericana, passando per le rivendicazioni per i diritti individuali, la riforma
del diritto di famiglia e dei diritti sul lavoro in Italia e non solo. Perché la
donna, nell’ultimo secolo, è stata in trincea non solo durante le guerra, ma
anche in tempi di pace, per rivendicare il proprio ruolo.
Ad illustrare la correlazione tra guerra e
mutamento della condizione femminile, durante la serata di inaugurazione, è
stato Nicola Pice, presidente del
Centro Ricerche, che ha sottolineato come in periodo bellico la donna si trovi
sempre più a sostituire l’uomo, impossibilitato a svolgere i propri compiti perché
partito per il fronte: «Nell’archivio comunale c’è un ricco carteggio che
nasconde storie nascoste di donne comuni che chiedono al sindaco la licenza
agricola, indennizzi per l’assistenza ai feriti, o chiedono di poter spedire
viveri per aiutare gli uomini in trincea».
«È una
mostra itinerante pensata perché abbiamo ritenuto l’archivio dell’Udi Macare
Salento di notevole interesse storico» ha spiegato Chiara Manchisi, della Sovrintendenza archivistica e bibliografica
di Puglia e Basilicata, notando come le rivendicazioni abbiano origine da molto
lontano, sin dalla Rivoluzione Francese e dalla Rivoluzione Industriale in
Inghilterra e negli Stati Uniti, quando la donna cominciò a battersi per il
diritto al voto.
Della stessa idea l’archivista Franco Nocco: «L’archivio è un piccolo tesoro che conserva la memoria di manifesti di
cui si era persa la memoria».
«La
donna fu il fulcro di una società in crisi, quale era quella tra il 1914 e il
1918 – ha evidenziato Vittoria Bosna,
dell’Università degli Studi di Bari – Sembra
strano a dirsi, ma la guerra porta emancipazione, costringendo le donne ad
uscire di casa, a far cose tradizionalmente di competenza maschile. Lo fanno
per necessità e per la prima volta senza essere criticata. Diventa sarte,
operaie, infermiere eccetera. E ci mettono entusiasmo, per aiutare l’uomo
impegnato al fronte. Ed è per questo che si ribellano quando, finita la guerra,
viene chiesto loro di tornare sui propri passi e cedere quelle posizioni
nuovamente agli uomini».
Tra le donne che, nella storia, sono riuscite
a ritagliarsi un ruolo di notevole prestigio spiccano Alda Gobetti, moglie di
Piero, ricordata, per il suo impegno nella lotta partigiana, da Rosa Maria Capozzi, del Consiglio
Nazionale delle Ricerche di Bari.
Lo storico e giornalista Riccardo Riccardi ha invece ricordato Eleonora Fonseca,
giornalista, tra le figure più rilevanti della breve esperienza della
Repubblica Napoletana del 1799, Teodolinda Pomarici, primo amore di Gabriele D’Annunzio,
Luisa Zeni, prima spia donna, inviata dall’Italia in Austria per raccogliere
importanti informazioni dal nemico, e Chiarina Genchi, di Giovinazzo, che seguì
Felice Garibaldi, fratello del più noto Giuseppe, durante il suo soggiorno a
Bitonto quando produceva olio: «Le donne
furono protagoniste anche nell’assistenza ai feriti, come dimostra la storia
della Croce Rossa e il ruolo assunto dalle crocerossine».
«Uno
degli studiosi più importanti dei carteggi è stato un bitontino, Vito Salierno»
ha ricordato il giornalista Marino
Pagano, vicepresidente del Comitato, citando anche l’impegno di numerose
donne tra le fila dei cosiddetti briganti, come Michelina De Cesare, nella
lotta contro i piemontesi ai tempi dell’Unità d’Italia.
«La
donna negli ultimi due secoli ha conquistato importanti traguardi, ma quello
che spesso manca è la consapevolezza di tutto questo, del proprio ruolo» ha
concluso il vicesindaco Rosa Calò.
La mostra sarà visibile gratuitamente, presso la chiesa di San Giorgio, fino al
28 maggio tutti i giorni dalle 18 alle 20. Le visite saranno curate dall’archivistaRosanna D’Angella. Info: 329 9371695.