La memoria segna ed insegna.
È questo il messaggio che ogni anno, in occasione della Giornata della Memoria, le
istituzioni, le comunità, cercano di trasmettere alle nuove generazioni.
Ieri mattina, in Prefettura
a Bari, il prefetto di Bari Antonio
Nunziante ha accolto le famiglie di 8
persone decedute dopo essere state recluse nei campi di concentramento,
durante la seconda guerra mondiale.
Ai figli e ai nipoti di Giuseppe
Dormio, Giuseppe Colabufo, Domenico Catella, Giuseppe Rocco Camardelli, Paolo Cirilli,
Vito Costantino Gallo, Vito Donato Losito e del bitontino Giovanni
Sammati sono state
consegnate le medaglie, riconoscimento del Presidente
della Repubblica, che segnano il passaggio del testimone della memoria.
«Una cerimonia non solo
formale, ma sostanziale, con un messaggio forte: lo Stato non vi dimentica», ha
commentato Nunziante.
Queste storie che, con fatica
e dolore, sono state tramandate in famiglia: «Quando si subiscono
umiliazioni ed è calpestata la dignità è molto difficile parlarne – commenta
la professoressa Gianna Sammati,
figlia di Giovanni, ai microfoni del Tg3 Puglia -. Mio padre diceva che non
erano chiamati mai né per nome, né per numero di matricola. Li chiamavano “Badoglio”,
come sinonimo di traditori».
Alla cerimonia presente, a nome dell’amministrazione, il
vicesindaco Rosa Calò.
Ma la memoria è passata
anche attraverso le scuole bitontine.
Al teatro “Traetta” la
scuola media “C. Sylos” ha
affidato la riflessione alla visione del film “Ladra di libri”, pellicola diretta da Brian
Percival nel 2013, affidando il commento al docente e critico prof. Marco Vacca: «Il cinema è
anche emozione; non dobbiamo vergognarci di commuoverci e trarre insegnamento e
memoria».
Sguardo un po’ più
attualizzante, invece, quello dei ragazzi del liceo classico e linguistico “C.
Sylos” che hanno affidato la loro riflessione – durante l’assemblea d’istituto –
al tema: “Religione: politica o
libertà? – Dalla Shoah alla strage di ‘Charlie Hebdo’”.
Una grande occasione per
loro, inoltre, è stata la presenza di un giornalista pakistano scappato dalla
sua terra per via della censura.
«Spero di riprendere presto la mia attività
di giornalista – commenta il
collega – per continuare a trasmettere messaggi di pace e fratellanza».
Fonte foto: “La Repubblica”