Nella maggior parte dei casi in
politica il partito di opposizione in un paese democratico, cavalca la tigre
della contestazione. Orbene, nel Regno Unito, la brexit ha fatto squillare le
trombe ai sostenitori della cosiddetta “democrazia diretta” ossia ai sostenitori di
quella concezione di democrazia che vuole che siano sottoposte al giudizio
popolare tutte le questioni siano esse politiche, sociali, economiche etc.
Questa concezione di democrazia
imperava nell’Antica Grecia (Atene-Pericle), con risultati nelle mani di
demagoghi. Con l’avvento degli stati moderni è stato elaborato il concetto di
“democrazia rappresentativa”, tanto perché molte questioni e problematiche
della vita moderna richiedono studi, sforzi, decisioni e approfondimenti presi
da persone esperte oneste e preparate.
Va da sé che questa impostazione
della vita sociale non è minimamente condivisa dai partiti così detti populisti
che affondano la propria esistenza nel giudizio popolare. Il limite di tale
concetto di democrazia è in re ipsa, atteso che non si può pretendere che il
popolo sia informato su tutto e di tutto e che conosca le materie economiche,
finanziarie e di sviluppo e che quindi esprima un giudizio sereno, utile e
ponderato. La riprova di quanto detto è stata offerta dagli stessi inglesi che
il giorno dopo il voto che ha decretato la loro uscita dall’Europa, si sono
pentiti dalla populistica decisione ed oggi tentano di cambiare rotta. Il guaio
della democrazia diretta è questo: “di solito vince chi ha torto e chi ha preso
una decisione sull’onda del si dice”.
In Italia purtroppo sta prendendo
piede questa politica dei funai che camminano indietro piuttosto che in avanti
ritornando alle origini ossia alla democrazia diretta. In questi tempi di estremo
decadentismo, la confusione è grande perché la c.d. rete utilizzata soprattutto dai populisti, sta
forgiando un concetto basato sul “tutto può valere”. La rete infatti offre la
possibilità a tutti i cittadini di dire e di mostrarsi nella loro totale
ampiezza, anche e soprattutto a quelle persone che hanno, ahimè, una limitata
capacità di comprensione. Un noto semiologo ha sostenuto che: “questo tipo di persona un tempo parlava solo
al bar dopo un bicchiere di vino, senza comunque danneggiare la collettività.
Oggi invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. È l’invasione
degli imbecilli!”
Orbene, senza scomodare altri
pensatori e senza offendere nessuno (absit injuria verbis) ci chiediamo: “chi
metterà a tacere questi imbecilli? Tutti hanno diritto di parola, ma questi
tutti devono conoscere bene la materia che si sta trattando. Non si possono
sostenere gli esami all’università senza aver comprato il libro. Non si può
ricorrere alla soluzione di Carlo V quando insignì anche i servi del titolo
nobiliare pronunciando la famosa frase “todos Caballeros”.
Ognuno deve fare ciò che sa fare
meglio. L’operaio deve fare l’operaio, il falegname il falegname, lo scienziato
lo scienziato, il politico il politico. Non si può consentire ad uno scolaro di
fare il professore universitario. È nella logica delle cose. Invece, oggi regna
la massima confusione tra ciò che è utile e ciò che è dannoso, mentre la
irresponsabilità la fa da padrone, facendo precipitare il paese in un buco
nero.
Ognuno svolgesse il proprio compito
senza invadere il campo altrui e cercando di imparare in silenzio e di non
parlare spesso a vanvera.
Ma dopo aver parlato dello strano
fenomeno, si rende necessario capire le ragioni di questa grave e seria
situazione. Il tutto parte dalla rivoluzione fatta con la carta bollata, ossia
“da mani pulite” che irresponsabilmente spazzò via una vera classe politica che
sia pure sporcacciona, aveva dimostrato di saper far girare la giostra, tanto perché si era
forgiata alla palestra dei partiti. Invece, le attuali classi dirigenti sono la
sintesi della modestia politico-culturale.
Questa è l’eredità che ci ha lasciato
il pool di Milano.
Se il popolo oggi è così riottoso ed
inviperito, non è solo perché l’euro non si è rivelato un affare, ma perché le
odierne elites della nazione posseggono il medesimo carisma di un fringuello.
La disaffezione verso la res
pubblica, la diffidenza verso gli amministratori e le istituzioni e la voglia
di antipolitica crescono a dismisura. V’è da dire altresì che l’attuale classe
politica ha subito una capitis de minutio. La Merkel che oggi sembra un gigante
rispetto ad Helmut Kohl fa la figura della maestrina di deamicisiana memoria,
Francois Hollande rispetto a Francois Mitterand fa la figura di un questuante
così come David Cameron che con la Marghareth Thatcher ha solo la tessera del
partito in comune. Senza parlare di Matteo Renzi che partito con l’idea
decisionistica di Crexiana memoria è diventato bersaglio mobile di tutti gli
strali leciti ed illeciti come se fosse il vero ed unico responsabile della
debacle.
Le classi dirigenti hanno il dovere
di assumersi le dovute responsabilità per evitare che gli ignoranti (persone
che non conoscono bene i fatti e le leggi) crescano sempre più e che portino il
paese sul lastrico.
L’Italia è sempre stata la culla del
diritto e della politica e non può essere distrutta da scelte operate da
irresponsabili e da burattinai senza scrupoli.