Noi siamo questa pianta antica e ritorta, tanto da sembrare un uomo tormentato dalla sofferenza oppure uno che si sbellica dalle risate.
Gioia e dolore.
Tutto e nulla.
Smeraldo e argento.
Insomma, Bitonto è l’ulivo. E non ci si deve mai dimenticare di questa robusta identificazione, incrollabile al passare dei secoli.
Ce lo ricorda, con dovizia di particolari e inaspettati dettagli, la nuova edizione de “L’àrte de r’aloje”, il capolavoro di Michele Muschitiello – impareggiabile speleologo dell’anima butuntina – che vide la luce ormai più di trent’anni fa e che si presenta, oggi, in una veste ancor più arricchita, se possibile., per i tipi di Raffaello di Antonio Saracino.
Ma cosa fa, di questo volume, un inestimabile testamento da consegnare alle generazioni future?
Innanzitutto, la panoramica ariosa e catturante di Muschitiello su tutta la storia di questo frutto e del suo sacro nettare, fra giochi panatenaici e olimpiadi, uso domestico, terapeutico e addirittura liturgico. Il tutto nobilitato dalle tavole oniriche del maestro Giuseppe Castro.
L’ispettore onorario ai Beni culturali, Antonio Castellano, indaga l’arte e l’economia di Bitonto, dalle monete di età classica al messaggio di papa Giovanni Paolo II, attraverso il filtro lucente del nostro “oro”.
Cuore del libro è il poema immortale firmato dallo studioso-nefrologo, che racconta ogni singolo momento della stagione dedicata alla raccolta delle olive, dalla “Prìma matòine” a “U trappòite”, passando per “la Recògghie” e “Fèste e giòche”. Figure, riti, usanze e memorie che imbozzolano il lettore in una delicata aura di meravigliosa nostalgia.
Poi, le acute osservazioni prof. Peppino Moretti, sempre a cavallo fra sogno e realtà, e il saggio scientifico di Vincenzo Solfrizzi, che dell’albero sacro a Pallade Atena illustra le proprietà mediche quasi taumaturgiche da “elisir di lunga vita”.
Fioccano le sapide curiosità nel capitolo griffato dalla scrittrice Laura Fano, che, narrando delle proprietà cosmetiche e curative dell’olio, illumina il mondo anche letterario che palpita dentro la drupa.
Splendido e accattivante, dal gran valore pedagogico – non è un caso che stia facendo il giro (provvidenziale) delle scuole di Bari e provincia), infine, il video realizzato dal dottor Damiano Stellacci, che, con cura certosina e profondo amore, ha ripercorso – grazie alle immagini di Mimmo Latilla – tutta la storia dell’ulivo inestricabilmente e felicemente intrecciata con la nostra terra. Sempre più smemorata (ahi, quanto “autocastrante” è la cultura contemporanea), per vero dire, a giudicare dai rifiuti disseminati neo campi e dalla minaccia di discariche varie. Quasi che di quella “làrma d’ùgghie” che era il tesoro più prezioso di ogni famiglia bitontina, non sia rimasta che la lacrima…