Ieri mattina, il cielo aveva un candore antico e, ogni poco, turbinava fiocchi di neve ora lieti, ora furenti. Forse, era il modo che aveva escogitato Qualcuno di Lassù per rendere omaggio a chi quaggiù aveva chiuso la sua esistenza, per aprirne una ancor più luminosa Altrove. Già, perché la vita del professor Nicola Delvino è stata tutta materiata di cultura, passione, amore, impegno politico – da consigliere comunale nella Democrazia Cristiana-, altezza etica e pure tanto muto dolore, da affrontare con consueta dignità. Retaggio consegnato da tempo al cuore dei suoi figli adorati: Antonio, Rossella, Paola, Francesco e Luciana. Era stato per decenni lo storico preside della Scuola media “Sylos” ed era amico di mio padre, quando l’amicizia era anche e soprattutto stima e rispetto reciproci. Dato da non sottovalutare, specie oggi che pure valori atavici come il suddetto sono sbiaditi. Ricordo che avevano addirittura condiviso la prova del concorso per guadagnarsi la meritata cattedra, forse non dovevano ancora essere spuntati gli Anni Cinquanta. Papà custodiva i libri che Nicola gli aveva regalato con tanto di affettuosa dedica (“Qualcosa cambia”, “Ciò che conta” e “Una storia di oggi”, i titoli). Eh sì, perché per lui scrivere era il logico prolungamento dell’attività didattica, ogni frase doveva essere pregna di forza educativa. E la domenica, poi, potevi incrociare il sorriso buono del leggendario preside Delvino addirittura sugli spalti dell’allora Comunale, e oggi Città degli Ulivi, a raccontare calcio sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno. E con quale mirabile stile: plenitudine di narrazione e adamantino incanto nella descrizione dei gesti atletici e delle gesta degli amati neroverdi, il tutto quasi aureolato di fiabesca magia. Insomma, un’altra colonna tanto grande quanto discreta della nostra vita culturale va via, lasciandoci ancor più sguarniti e rattristati.