Capita, spesso, che nel giro di poche ore accadano fatti contrastanti e perciò stesso sconcertanti.
Nella serata,
il consiglio comunale si dichiarava compatto e coeso in difesa del nostro Tribunale
contro la solita minaccia di chiusura inesorabilmente decretata da qualche
legge emanata da capitoline altezze ad capocchiam.
Incontro un amico, che oltre ad essere
un avvocato abile ed umano – non sempre i due aspetti vanno a braccetto – è pure
bianconero nel sangue.
Mi spiega per filo e per segno la follia di una
decisione del genere. Struttura immensa con altrettanto grande bacino d’utenza,
aula bunker e parcheggio sterminato.
Insomma, tutto bisogna fare fuorché
sprangarlo.
Dunque, sacrosanta è la battaglia degli uomini di legge.
“E ora
tocca alla politica”, conclude laconico il sodale con la toga.
Due passi e sono
a piazza Padre Pio.
Forgione Francesco da Pietrelcina già sconsolato allarga le
braccia. Brutto segno.
Sul palco sistemato dinanzi all’ingresso muliebre della
scuola “N. Fornelli” si discute di sanità.
Parole che fanno male. Tanto male.
“Perché è bene
ricordare che l’ospedale di Bitonto ha una grande storia”, azz, ci sembrava lo
avessero dimenticato.
“Perché poi da qualche parte qualche ospedale lo dovevamo
chiudere”, proferisce questa frase dolorosa uno che viene presentato quale
esperto della materia e sensibile come pochi.
Figuriamoci se non lo fosse
stato, sensibile…
I politici fanno la loro consueta parte, che è la medesima di Mina e della buonanima di Alberto Lupo che si sussurravano tutti piccipicci: “Parole parole parole…”.
L’assessore traccheggia, il ruolo glielo impone.
Ci consolano solo la sicura
lealtà e la crudele schiettezza di Marilena e Rosalba – degna consorte diMimmo, autentico baluardo della bitontinità, sotto ogni aspetto – che dipingono
lo stato comatoso del nostro nosocomio.
Perché la verità è che è stato
completamente devastato, depauperato in maniera irreversibile di reparti, macchinari e professionalità.
E’ stato ridotto ad un’accozzaglia di ambulatori ad ore in alcuni giorni della settimana.
Non nasce più un bambino, qui a Bitonto.
Per i corridoi solo silenzio e
desolazione.
Resistono, finché glielo permettono, eroici operatori.
Il resto è buio e nulla.
Ci si è affannati ad
azzerare tutto quello che riguardava la cura del corpo per trasformare la città
in un cronicario.
Per carità, rispettabile ed encomiabile scelta, ma non ha diritto di sperare nel domani anche chi non è anziano o non è affetto da
un male terminale?
E, invece, no. Si rimbalza da un ospedale all’altro in giro
per la provincia di Bari.
E così persino chi è giovane quasi si rassegna ad avere
un futuro da lungodegente dal traguardo già prefissato.
Eccezion fatta per associazioni e comitati, davvero impegnati a salvare il salvabile, per l’ospedale la mobilitazione della politica fu ingannevole e fasulla, dobbiamo concludere oggi.
E, anzi, servì per avallare le decisioni che
grandinavano perniciose dall’alto, Regione o Governo che fosse il miope legislatore.
Che schifo…