«C’è un tempo in cui cadono le parole, tutto diventa muto, insensato, inutile». Apre così la sua omelia don Vito Piccinonna, sull’altare della gremitissima Basilica dei Santi Medici, per l’ultimo saluto alla 18enne Antonella Carbonara e al 22enne Pierluigi Dolciamore che hanno perso la vita in un tragico incidente la notte tra sabato e domenica scorsi.
E la domanda che riecheggia nel cuore di tutti è “perché?”. «Dio solo sa quanta tristezza è nel nostro cuore – dice don Vito -: chi potrà mai riempire questa mancanza? Niente, nessuno. Due vite uniche, Antonella e Pierluigi, come ogni vita. Genitori, famiglie, amici, insegnanti, sono qui e vi piangono e vi pregano. Non è forse vero che quaggiù voi avete avuto bisogno di loro? Cos’è una vita senza una mamma, un papà, amici, una città? Avete avuto bisogno di loro: ora sono loro, siamo noi, ad aver bisogno di voi. La fede in Gesù Cristo ci fa credere che siete vivi, più di noi, in Dio per sempre. Ma la nostra umanità percepisce altro».
Il parroco ancora si immagina di fare due domande ai ragazzi.
«Ho provato, in un attimo, di chiedervi di dire una sola cosa, un’ultima cosa. Magari ai vostri genitori. E ho immaginato che, con qualche lacrima agli occhi, dicevate loro: “grazie, grazie assai. Ci avete dato la cosa più bella del mondo, la vita”. E ho immaginato che poteste dire qualcosa anche ai vostri amici, che sentiranno, anche loro, il dolore del distacco. Avreste detto: “Amici, amatela sul serio e di più questa vostra vita senza sciuparne nemmeno un secondo e fatela diventare un capolavoro“».
E conclude: «Vorrei che ci fosse spazio per il silenzio, la meditazione sul senso della vita e della morte. Perché mai, come in questi momenti, percepiamo la vita, unica, preziosa, da non barattare con nessun altro. Vegliate su ciascuno di noi, su questa città, chiedete a Dio una riserva di speranza».
Al pensiero di don Vito, si aggiunge anche quello di don Roberto Palmisano di San Leone Magno: «Siamo qui per vivere la vita in pienezza, senza sciuparla dentro cose che, molte volte, lasciano il tempo che trovano o, peggio ancora, sembrano che ci diano chissà che cosa e in realtà ci lasciano con un pugno di mosche in mano».
«Per il divertimento, spesso, sacrifichiamo anche le persone più care: bisogna divertirsi riempiendo il cuore, la propria vita. Credete nella parola di nostro Gesù Cristo che la vita non la toglie, la dà», ha concluso don Roberto.