C’eravamo tutti, lì, su quei due treni.
Tutti, nessuno escluso.
I macchinisti nella cabina di guida con lo sguardo posato perennemente su quei binari che non si congiungono mai.
Il controllore severo e un po’ pedante: “Prego, favorisca l’abbonamento“.
La sua collega sempre sorridente e paziente: “Ma che bel figliolo avete” e tenera una carezza sfiora i capelli del frugoletto.
Il professore corrucciato che deve fare gli scrutini post esame di riparazione: “Mannaggia, ma perché non si mettono a studiare durante l’anno?“.
La comitiva di ragazzine che scherzano prima di andare al mare: “Ti prometto che quando arriviamo ti faccio il gavettone“.
I giovanotti che si scambiano simpatici sfottò sulla campagna acquisti delle rispettive squadre: “Anche d’estate rubate, voi bianconeri“, e giù risate.
La giovane studentessa universitaria che ha appena fatto un esame e non vede l’ora di gridare ai genitori quanto è stata brava: “mamma, papà, ho preso trenta!“.
Il ragazzo che ascolta la musica nelle cuffie e sogna guardando il mondo che rotola di là del finestrino.
Il funzionario di Polizia che si sente fiero della sua piccola che è diventata “matura”, “ma tanto lei lo è sempre stata“.
La signora che accompagna la figlia incinta alla visita dal ginecologo, “è il primo figlio alla bambina mia, non si sa mai cosa può succedere“.
Sfoglia il giornale quel padre e pensa già con un po’ di nostalgia alla sua bella che domani accompagnerà all’altare, “quanto mi mancherà, lo so“.
La bimba che s’abbandona tra le braccia della madre e con tono vezzoso ripete: “Maaaa, ma me lo prendi il pupazzetto dal negozio di Disney, stamattina?“…
Poi, lo schianto terribile.
Il boato tremendo.
Tutto finito.
Anime, esistenze e sogni che si accartocciano in una poltiglia di lamiere.
Vagoni sbriciolati come fossero modellini dimenticati fra quelle sentinelle addolorate che sono gli ulivi.Treni polverizzati e carrozze accasciate sul terreno color tabacco.
Tutto è lacrime e grida lancinanti.
La tragedia frana dentro il cuore dei pugliesi ed il sole sfolgora in cielo.
Uomini in divisa – di vari colori, di diversi corpi di appartenenza: come fosse un solo esercito, quello della solidarietà – scavano fra le macerie.
Chiedono un minuto di silenzio per sentire anche un piccolo lamento che sia speranza di vita. Basta un breve respiro per rituffarsi in quello sfacelo e continuare a cercare.
Dove sono i macchinisti?
Dov’è quel signore pensoso?
E quel papà affettuoso?
E la studentessa felice?
E quella donna che portava in grembo un’altra creatura?
Cos’è la vita? Un breve mattino chiuso fra due notti?
Il numero dei morti che lievita quanto più passano le ore.
Ventisette.
Il tramonto si tinge di dolore.
Tra sangue donato e medici e infermieri catapultatisi al capezzale dei feriti, la Puglia mostra il meglio di sè.
La generosità. L’altruismo. La fratellanza.
Verrà, certo, il giorno dei processi, delle responsabilità da accertare.
Ma oggi è il giorno del lutto.
Del cordoglio.
Del silenzio.
E di una immagine straziante e sublime.
I soccorritori hanno estratto da quel sepolcro di ferraglie una bimba abbracciata alla mamma.
Erano strette strette.
Il viso della piccola, con gli occhi chiusi, era il viso della madre, con gli occhi chiusi.
I loro cuori si saranno addormentati insieme, così come avevano imparato a palpitare insieme.
Un amore solo.
Eterno…