William
Shakespeare vive ancora tra le poltrone rosse di un
teatro, dietro un purpureo drappo di un palcoscenico, nelle pagine ingiallite
dal tempo dei libri di uno studente, nella pellicola nera di un film o,
perfino, nei moderni Tweet o hastag.
Eppure, da quel 1616,
quando lo scrittore inglese morì all’età di 52 anni a Stratford-upon-Avon, sua
città natale, son passati 400 lunghissimi anni.
Per celebrare un autore
che è indiscusso protagonista della cultura non soltanto inglese, in 110 paesi
diversi si sono organizzate diverse manifestazioni.
Nella nostra città, dopo
il festival “www.Shakespeare?” organizzato da Fatti d’Arte, il 24 aprile presso
il Teatro Traetta c’è stata la “Lectura Shakespeariana” presentata
dalle associazioni VoxMedia e Docenti
Bitonto in due appuntamenti, alle ore 17 e alle 20.
«Cercare di esprimere le emozioni e i versi di Shakespeare –ha
commentato e introdotto i brani di
“Romeo e Giulietta”, “Macbeth” e “Otello” il prof. Gaudimundo Ciccio, che
si è occupato anche della regia- è per
noi una sfida. Il filo conduttore delle lecturae è la dicotomia tra Eros e Thanatos,
presente nelle opere del Bardo».
Eros
e Thanatos. Sono le pulsioni verso la vita e la morte che sono
state approfondite sotto il piano psicologico da Sigmund Freud, ma possono
ritrovarsi in qualsiasi forma di cultura, dalla letteratura alla pittura.
Pur essendo contrastanti,
riescono a mescolare le loro essenze fino a dissolversi l’uno nell’altro.
L’amore nutre e distrugge, allo stesso tempo. Nella traduzione del verbo
“innamorarsi” in inglese “to fall in love” è possibile comprendere come esso
richiami il concetto del cedimento all’Eros, quasi potesse fare dell’uomo un
suo servo. E ancora, nella dissolvenza dell’io nel noi, quindi nella persona
amata, o nelle pene di un amor non corrisposto si nasconde la morte.
Così, l’odio tra le
famiglie veronesi Montecchi e Capuleti uccide Romeo e Giulietta; la brama di
potere mette fine all’amore della coppia sanguinaria Mr e Lady Macbeth;
l’inadeguatezza al di fuori del mondo della guerra e la gelosia, invece,
distruggono Otello e Desdemona per mano di Iago.
Le loro storie ricche di
pathos sono state interpretate da: Luigi
Lauta (principe/Roderigo), Giovanni
Bufano (Romeo/dottore), Alessandra
Fiorino Tucci (Giulietta/Emilia),
Piero Urbano (frate Lorenzo/Jago),
Domerio Mundo (Mercuzio/Brabanzio), Stefania
Rutigliano (monna Capuleti/Lady Macbeth), Domenico Schiraldi (Benvolio/Otello), Elisabetta Lauta (nutrice/Desdemona).
La lettura dei brani è
stata accompagnata dalle musiche di
Luigi Lauta e dalle coreografie di
Natalizia Leccese che sono state interpretate dai ballerini Noemi Farella eFrancesco Lucarelli. Il loro sinuoso danzare è stato essenziale, insieme
alla gestualità ed espressività dei lettori, per riprendere la magia di
Shakespeare: l’eliminare la distanza tra il palcoscenico e la platea.