Chi è Cyrano de Bergerac?
È un bizzarro e lunatico letterato del 600 francese, dotato di una naturale
tendenza all’ironia, ottimo spadaccino, conosciuto soprattutto per il suo
eccentrico naso.
Così, nell’epoca dei duelli, delle ronde sotto i conventi, dove convivevano
il dolore e il piacere estremo, nel tempo in cui il mondo era diviso tra
paradiso e inferno, Cyrano amava la libertà e l’ironia.
Lo strambo personaggio, fatto di poesia, commedie, satire, lettere, torna a
vivere nell’800 nell’omonima commedia teatrale in cinque atti di Edmond Rostand.
Lo scorso sabato, ha rivissuto, ancora una volta in una rilettura – “Cosa è una rilettura se non una prima
lettura di un classico?” – di Alessandro
Preziosi, nei panni di regista e unico protagonista, sul palco del nostro
Teatro “Traetta”.
L’attore si è destreggiato sul palco facendo rivivere la personalità e la
vita di Cyrano dialogando e impersonando tutti i personaggi dell’opera di
Rostand e poi diventando egli stesso l’eroe romantico.
Un eroe innamorato, in maniera incondizionata, di sua cugina Rossana, che non lo ama.
Ama, invece, il suo amico Cristiano:
bello, onesto, coraggioso e leale, ma che non possiede nessuna dote oratoria e
poetica. Cyrano lo aiuterà, sussurrando dolci parole d’amore, scrivendo
lettere, rimanendo così nell’ombra, dietro il cespuglio della vita.
Quando lei, finalmente, scopre l’inganno ormai è troppo tardi e il suo vero
amato muore.
“Io me ne vo… Scusate: non può essa aspettarmi.
Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi”
Ebbene sì. Quella luna tanto cercata, studiata, desiderata, dove aveva
costruito il suo mondo ideale e dove tutto colmava il suo vuoto d’esistere lo
accoglie nell’ultimo viaggio.
Non aveva mai desiderato nella vita d’arrampicarsi come un’edera, non
voleva scrivere per i potenti, non sopportava chi non sognava.
“No, grazie” era la sua
risposta.
Non abbassava mai lo sguardo, lavorava senza occuparsi del successo, non
scriveva mai nulla che non fosse nato dentro di sé, senza dover nulla a
nessuno. Saliva poco, ma saliva da solo.
Così, è lo stesso Preziosi, che rompe la parete con il pubblico e domanda: «Dov’è la libertà che tanto agogniamo, dov’è?
Perché tutti ci dimentichiamo di dire: “no, grazie”?».
Si fa largo, anche attraverso il supporto video ben modulato, assieme alla
musica durante la rappresentazione, l’idea che come dei don Chisciotte, combattiamo anche noi contro i mulini a vento battaglie
immaginarie ed inutili.
L’attore, che si è fatto largo tra cinema e teatro, ci racconta di questo
naso facendoci soffermare su tanti aspetti
legati non solo al sentirsi a disagio con gli altri, ma alla questione umorale
dello scrittore.
“Ciascuno di noi vive nelle pagine di un romanzo, si
identifica con un grande eroe che arriva sempre prima. Raccontare una storia è
come fare un autoritratto”.
L’eroe di Preziosi non combatte
per vincere. Si batte proprio quando la vittoria è incerta, quando innamorarsi,
vuol dire essere pronti a tutto … .