Aprire
questa nuova rubrica sulla disabilità,
ponendo il problema del senso della passeggiata, potrebbe apparire un
controsenso. La passeggiata ormai e’ considerata, come qualcosa di inutile, per
via del sistema di vita che abbiamo adottato.
Non
è più considerata, nel senso comune, la migliore cura allo stress e il modo più
sicuro per scaricare i pensieri e le emozioni
negative che possono opprimerci quotidianamente. Ne’ viene percepita come
l’ultima possibilità che il camminare ti offre,
di recuperare quel contatto umano che abbiamo perso, anche per l’avvento
dei social networks, immersi come siamo nel modus vivendi frettoloso, che la
società industriale ha prodotto. Personalmente, sono sempre stato d’accordo conPasolini: Non sono contrario al
progresso, sono contro questo modello di sviluppo!
Ma la scelta di andare a piedi o prendere l’auto,
è una scelta che riguarda i cd normodotati.
Che scelta possono fare i disabili di
farsi quattro passi nel centro storico? Strade e vicoli dissestati sono un
pericolo per tutti. Scuole ed
edifici pubblici non hanno previsto l’eliminazione delle barriere
architettoniche. Cadere, inciampando in una buca mai riparata, è la normalità.
Sradicare
quella convinzione che sia inutile, oltre che poco economico, rendere più
accessibile a tutti la città in cui viviamo, è
impresa ardua. Basterebbe pensare a quanta gente nel corso della propria
vita, passi da uno stato di normalità a uno di disabilità, per cambiare le proprie
e le altrui opinioni su questo problema. Eppure proprio a noi del Sud viene
riconosciuta una maggiore umanita’ nei rapporti interpersonali. Ma rendere una
strada percorribile anche agli svantaggiati, lo si ritiene qualcosa di irrivelante
o, peggio, di non fattibile per l’elevato costo economico. Mi sono chiesto, ma
a questo punto lo chiedo agli esperti: quanto costerebbe apporre saliscendi nei
punti nevralgici, con misure idonee al passaggio delle carrozzine più grandi, e
non solo, rispettando nella costruzione degli stessi, le misure previste per legge?
È deprimente vedere realizzati i saliscendi
sui marciapiedi, senza che i disabili possano utilizzarli perché troppo stretti o realizzati con un gradino
che impedisce alla carrozzina la salita o rischiosa la discesa. Per non parlare
degli automobilisti che parcheggiano proprio negli angoli dove sono posizionati
i saliscendi, rendendo la possibilità di godere di una passeggiata al disabile,
un diritto negato. E, così, si rende la vita impossibile anche agli anziani. Con
la popolazione che invecchia, senza ricambio generazionale, appare un’assurdità.
Questa indolenza, soprattuttto di
noi meridionali, nel lasciar correre, tranne poi trovarsi a gestire le
emergenze per non aver agito nei tempi opportuni, va combattuta con una
progettualità veramente innovativa, coinvolgendo i giovani ed entusiasmarli
alla realizzazione di nuove strategie, che portino alla realizzazione di un
vero progresso sociale ed economico.
Utopia?
No, utopia e’ luogo irraggiungibile, nella sua valenza etimologica. Qui, ci si
pone davanti ad una scelta: o si comincia a progettare un futuro a misura
d’uomo o si muore nella più completa abuliamentale.