Sul numero del mensile “da Bitonto” di giugno, in edicola da qualche giorno, a pagina 5 è possibile leggere una intervista ai referenti del Movimento politico “La Puglia in Più” circa la loro posizione in vista delle prossime Elezioni amministrative, in programma nella primavera del 2017. Qui di seguito riportiamo l’intervista integrale effettuata a Gioacchino “Nino” Colasanto, al coordinatore cittadino Nicola Vigliotti e all’ex assessore allo sport, Domenico Nacci.
In vista delle Amministrative del 2017, chi sembra
aver già le idee chiare su come e dove schierarsi è il Movimento “La Puglia in Più”, forza erede della “Puglia per
Vendola” e che, all’indomani del Congresso provinciale dello scorso 13 giugno,
ha già annunciato il proprio sostegno a Michele Abbaticchio. Un dietrofront,
dunque, rispetto a quattro anni fa, quando il movimento riconducibile al
senatore Dario Stefàno si schierò a supporto di Paolo Intini.
A spiegare i motivi della scelta, i protagonisti
della neo formazione politica, a livello cittadino: il coordinatore Nicola Vigliotti, Gioacchino “Nino” Colasanto e l’ex assessore allo Sport, Domenico Nacci.
«In questa città
si continua a parlare esclusivamente di chi è pro o contro Michele Abbaticchio – analizza Nino Colasanto –. Io non valuto i nomi, non giudico la
persona Michele Abbaticchio ma guardo a cosa ha fatto a Bitonto un
centrosinistra che esiste, ma che solo il Partito Democratico non riconosce.
Questo centrosinistra ha un programma che ha avuto sicuramente dei successi ma
anche delle pecche. Nessuno dice che questa Amministrazione abbia fatto tutto
bene o abbia rispettato tutto il programma, ma i cambiamenti della città sono
sotto gli occhi di tutti. Non li vede solo una forza politica, che in quattro
anni non ha mai elogiato i cambiamenti di questa città ed ha deciso solo di
attaccare il personale e di contestare a prescindere ogni scelta».
«Voglio parlare
di Michele Abbaticchio– aggiunge – come leader di una
coalizione che esiste e che, per i successi ottenuti in questi cinque anni,
merita di continuare a lavorare per altri cinque, perché è sintesi di un
centrosinistra che si è già formato e che presenta un recinto delineato. Chi
dice di voler farne parte non può credere di essere accolto a braccia aperte se
critica dalla mattina alla sera chi vi appartiene. O non può convocare un
incontro con tutto il centrosinistra, criticato fino al giorno prima e poi
subito dal giorno dopo».
A chi sottolinea un suo deciso cambio di rotta
rispetto a qualche tempo fa, Colasanto replica: «Bisogna avere l’intelligenza politica di riconoscere di aver
sbagliato. All’indomani dell’insuccesso del 2012 ho reagito male. Molti
attacchi rivolti a Michele Abbaticchio e Pasquale Castellano erano dettati da
una rabbia personale che di politica non aveva nulla. Il merito che do a
Michele Abbaticchio è che, nonostante le mie contestazioni – che rientrano tra
le cose che reputo errate della sua attività ma che ho detto in maniera
sbagliata e con toni troppo accesi –, ha avuto la capacità di chiamarmi e di chiedermi
se fosse il momento di mettere da parte quella rabbia e partire da quelle
critiche per contribuire a migliorare alcuni aspetti del suo programma. Mi ha
stimolato e mi ha coinvolto. Spero che anche il PD – del quale ho criticato la
linea politica, ma non le persone – metta anch’esso da parte la rabbia.
L’orgoglio umano non porta da nessuna parte».
Primarie: si o no? «Non ci sono le condizioni per le primarie – continua Colasanto –: sono necessarie quando c’è una coalizione
che ha lavorato insieme e non riesce a far sintesi su un nome, quando si sta nella stessa
casa, non se si sta in un’altra coalizione o in un altro gruppo. Oltretutto
le primarie devono essere richieste da più forze, deve esserci un equilibrio di
richiesta: qui le chiede solo il PD, rispetto ad una coalizione che già
riconosce Michele Abbaticchio come suo rappresentante. Io avrei preferito
dal maggior partito di minoranza un’opposizione sui temi, sugli argomenti,
anche criticando duramente, ma non sulle persone. E poi le primarie fanno fatte
all’interno in primis per individuare una linea politica su cosa non piace di
questa Amministrazione. Fino all’ultimo ci spenderemo per l’unità, dove si
dovrà decidere tutti insieme».
«Al primo
avvicinamento del PD chiesero la mia testa ed il posto di vicesindaco di Rosa
Calò», racconta Domenico Nacci in merito agli
approcci passati tra sindaco e PD, per poi aggiungere: «Il sindaco oggi ha i numeri per arrivare al termine del cammino,
l’approvazione del bilancio era l’unico scoglio politico per farlo cadere ed è
stato superato. E non avrebbe senso per gli avversari farlo cadere prima,
perché gli si darebbe la possibilità di poter fare ancora altri due mandati,
non avendo concluso il primo. Non ci sono valide alternative dall’altro lato,
nessuno si schiererebbe contro un muro, per vincere ci vorrebbe un miracolo
politico. Ad oggi in grado di poter competere è solo il Movimento Cinque Stelle
con un nome forte, purché superino la loro spaccatura interna».
Ma come intende muoversi in città “La Puglia in
Più”? «Al servizio della persona – spiega Nicola Vigliotti – per avvicinare personalità che diano, con le loro professionalità, un
contributo di crescita per il territorio. Nella lista, coinvolgeremo, senza
calcoli numerici, tutti coloro che vogliano portare la loro professionalità al
servizio del territorio. Se
non vogliamo un paese tagliato fuori e che sia parte integrante di un processo
decisionale che porti anche qui delle risorse, è necessario fare una scelta programmatica
e di analisi del reale, perché siamo passati da un paese che prima era solo un
segno su una cartina stradale ad un paese in cui oggi ci si può fermare per
opere e iniziative realizzate».
«La spiegazione della mia scelta di aderire al
Movimento “La Puglia in Più” risiede in due frasi – aggiunge Vigliotti –, una
di Aldo Moro del 1962: “Un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed
amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto
dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere”, ed
una di Enrico Berlinguer: “Anche se il mondo è così complicato dobbiamo essere
sempre al servizio della persona”».
Un movimento nuovo ma già con le idee chiare in
termini di programma.
«Chiederemo un
impegno per la rivitalizzazione delle
periferie, portando quel tocco di legalità in più e trasferendo lì il
modello del centro storico nelle periferie, ovvero portando più gente. Bisogna
sbloccare il comparto edilizio, che nel passato è stato traino della nostra
economia»,
spiega Colasanto, che poi si sofferma sull’emergenza criminalità: «La sicurezza e
la legalitàsono problemi che non si
risolvono subito ma che si possono combattere partendo dalle scuole – specie
elementari e medie –, cambiando la mentalità dei nostri figli, programmando
attività al di fuori dell’orario scolastico, interagendo col MIUR (Ministero
per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca) per creare giornate di studio da
concordare coi presidi, programmando progetti da finanziare per attività sulla
legalità e contro il bullismo all’interno delle scuole. Bisogna investire sulla
formazione dei bambini e cercare di far rispettare il più possibile le regole».
Altra questione,
la sanità. «Questa città non ha più una forza politica, non è rappresentata ai
massimi livelli, non siede ai tavoli che contano. Se è stata varata una legge
sul riordino ospedaliero, i pugni sul tavolo andavano sbattuti prima, non ora. Il
problema non si risolverà fin quando Bitonto non ritrova quella compattezza
politica che ci ha caratterizzato negli anni, quando riuscivamo ad eleggere
consiglieri regionali, onorevoli ed europarlamentari».