Dal Direttivo dell’Unione di Centro di Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini riceviamo e volentieri pubblichiamo.
In data 14/07/2014 alle ore 20.00 presso la locale
sezione si è riunito il Direttivo per valutare se sussistano ancora le
condizioni per continuare la collaborazione politica con l’Unione di Centro di
Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini.
Si è pervenuti alla seguente motivata
decisione: “Tutte le ragioni che avevano reso l’UDC partito libero ed
indipendente; tutti gli entusiasmi rivenienti dalla prospettazione del
cosiddetto terzo polo, centrista, laico e cattolico, che ci avevano stimolato;
tutte le aspettative di chi deluso aveva aderito ad un progetto per la rinascita
di una politica distinta e distante, sono venute meno con la decisione romana presa
senza alcun dibattito politico, senza alcun confronto e senza alcuna richiesta
di parere, di creare una fusione sempre più stabile e robusta con il Partito di
Alfano (Nuovo Centro Destra) e con la prospettiva di riannodare i rapporti
collaborativi con Forza Italia.
Dopo aver ripercorso tutte le esperienze e tutte le situazioni
che ci indussero tempo addietro a disattendere la scelta politica dell’On.Stefano
Caldoro, segretario nazionale del Partito del Garofano allorquando decise di
confluire nel Popolo delle Libertà, e dopo aver rilevato che l’UDC oggi si
appresta a ripercorrere lo stesso cammino, senza alcuna progettualità politica,
sociale ed economica,
ALL’UNANIMITA’
DECIDIAMO
di rassegnare le dimissioni nelle mani del Segretario Provinciale
dell’UDC, al fine di interrompere definitivamente ogni tipo di collaborazione
politica con un partito che ha smarrito la sua identità in omaggio alla
vecchia logica “gattopardiana” ormai debole per reggere il confronto con la
nuova politica e con le nuove idee fatte di dinamismo galoppante.
Noi
abbiamo dato tanto, senza pretendere niente, abbiamo, soffrendo, messo da parte
le nostre personali convinzioni sfidando tutto e tutti senza sconti secondo una
antica tradizione di sinistra ed in cambio abbiamo ricevuto solo squallide e squalificanti
illusioni.
È sotto
gli occhi di tutti che la politica italiana ha fatto registrare nel 2014 una
fortissima accelerazione con un deciso cambio di rotta rispetto al lento
minuetto che ha contrassegnato l’intera Seconda Repubblica.
Il
successo di Renzi ha oggettivamente determinato l’apertura di una nuova
stagione politica, archiviando definitivamente la stessa Seconda Repubblica.
La
crisi della destra ha investito in pieno anche il centro e la novità non poteva
non riguardare il PD, che sta mutando rapidamente pelle, per trasformarsi da
partito della sinistra tradizionale in partito della Nazione, ovvero un grande
soggetto dai contorni meno distinti e molto più sbiaditi.
Un
quadro fortemente in evoluzione al punto che perfino la forza più impermeabile
a qualunque cambiamento come il Movimento 5 stelle si vede ora costretta a
tentare un’improvvisa sterzata per frenare l’emorragia di parlamentari attratti
dalla calamita Renzi.
Sintetizzando
al massimo si potrebbe dire che almeno in questa fase, Renzi vince a scapito di
tutti, perfino del suo partito.
È
senz’altro impossibile prevedere quali saranno gli scenari politici futuri
complessivi, vista la mobilità crescente dell’elettorato. E dunque è
impossibile prevedere se il PD manterrà, aumenterà o diminuirà il 41% dei
consensi del 25 maggio scorso. Ma anche se dovesse riuscirci, sarà comunque interesse
di tutti ampliare l’area della proposta politica anche ai cittadini che pur non
votando per il partito di Renzi chiedono alla politica riforme, serietà, buon
senso e governabilità.
Ecco
perché è opportuno far sorgere e crescere un alleato strategico sul fronte
centrale del centrosinistra.
Tale
centro non deve avere mai la supponenza di poter rappresentare tutta l’area
centrista, ma nella consapevolezza dei propri limiti deve essere pronto a
collaborare sia sul piano nazionale che periferico con tutti quei soggetti, cattolici
e laici che condividano la scelta della collocazione in vista della creazione
di un nuovo e più ampio soggetto politico.
Il
banco di prova per il Centro saranno le prossime elezioni regionali che
chiameranno al voto tra l’autunno del 2014 e la primavera del 2015 quasi metà
degli elettori italiani.
La
scelta del Centro per ogni regione dovrà essere coerente e leale: alleanze
strategiche ovunque con il PD, passando per la presentazione in ogni regione di
propri candidati che concorrano all’elaborazione di programmi e proposte che
sappiano parlare ad un elettorato più vasto di quello del Partito Democratico,
per risultare dovunque vincenti non solo nei numeri, ma anche nei modi di fare
politica. Tale nostra decisione sarà sottoposta all’attenzione dell’Assemblea
per la ratifica”.