Sanità. Un argomento da sempre attuale a Bitonto, dove da anni si dibatte sul futuro dell’antico ospedale, ora Presidio Territoriale di Assistenza tra riordini e proteste. Ma quale è il ruolo dei sindaci nelle politiche sanitarie? Cosa può fare concretamente, al di là della demagogia, un primo cittadino?
Emanuele Sannicandro, candidato sindaco alle amministrative 2017, e la sua Bottega delle Idee hanno provato a dare risposte e proposte ai cittadini con un incontro sul tema.
Presente all’appuntamento anche il sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, il suo assessore alla cultura Felice di Lernia e Aldo Leo, vicedirettore del distretto socio-sanitario Trani Bisceglie, per spiegare la scelta fatta nella loro città, il “modello Trani”, costato 15 milioni di euro. L’ex ospedale San Nicola Pellegrino è stato trasformato in PTA (Presidio Territoriale Assistenziale). Le diverse strutture sanitarie di Trani sono cioè messe a sistema in un progetto pilota di medicina territoriale con una offerta completa di servizi anche a livello aziendale. È prevista poi la realizzazione, presso l’ex ospedale pediatrico, di una cittadella sociosanitaria a forte integrazione sociale. Il modello vuole essere innovativo, coerente con il Piano di Riordino Ospedaliero Regionale e con le linee guida sanitarie e di management. Consiste nella riconversione del vecchio ospedale tradizionale in nuovo ospedale territoriale.
«Un progetto che avremmo voluto realizzare anche qui, dove manca una progettualità – introduce Giuseppe Lonardelli, medico ed esponente Pd – Bisogna capire quello che può e quello che non può stare a Bitonto. Quello che deve essere potenziato. A Trani non ci sono state le barricate per la cosiddetta “chiusura”, che io preferisco chiamare “riconversione”, perché nulla si crea e nulla si distrugge. Se vincerà Sannicandro questo progetto avrà le gambe per camminare da sè».
È Aldo Leo a spiegare le motivazioni che hanno portato, negli ultimi anni, alla riconversione e alla chiusura di molti vecchi ospedali: «La popolazione invecchia sempre più, l’aspettativa di vita è aumentata rispetto al passato. E aumentano anche i pazienti affetti non più da malattie acute, ma croniche, malattie da cui una guarigione completa non è possibile, ma che possono essere curate con trattamenti continui nel tempo. Tutto ciò ha causato un aumento dei costi superiore rispetto ad altri paesi. Ma le risorse non sono infinite».
E citando l’ex ministro Livia Turco evidenzia che il nostro sistema sanitario funziona come un radar: «Il paziente compare quando ha bisogno e scompare subito dopo. Un sistema che funziona con le patologie acute, ma non con le croniche che durano h24. Ecco perché va ripensato. L’ospedale deve svolgere quelle che sono le sue funzioni: rispondere delle eventuali urgenze e curare i malati acuti. E per questo sono necessari pochi ospedali ma buoni, con un minimo di 350 posti letto, strumentazioni tecnologiche idonee. La cura dei malati cronici richiede altro. Richiede politiche di promozione della salute che mettano al centro la cooperazione tra enti locali, strutture sanitarie e pazienti. Questi ultimi devono cambiare atteggiamento ed essere i primi responsabili della propria salute, attraverso un corretto stile di vita. Deve cambiare, culturalmente e professionalmente, la medicina di base che deve tutelare la salute, promuovendo la prevenzione e non più limitandosi alle diagnosi. Per contrastare le cronicità ci vuole la collaborazione tra i soggetti, affinchè aumenti oltre agli anni di vita,la qualità di questi ultimi».
«A Trani – continua Leo – dieci medici di medicina generale sono stati assegnati alla nuova struttura, assicurando una copertura dalle 8 alle 20 e creando anche lavoro. Una piastra operatoria, prima destinata ai grandi interventi chirurgici, ma inutilizzata, ora è riutilizzata per interventi più piccoli, accorciando le liste di attesa e decongestionando gli ospedali più grandi».
«Non si può fare politica sanitaria con la demagogia» avverte Felice Di Lernia, che accusa la frequente mancanza di nesso logico tra quel che serve e quello per cui si combatte: «Ho visto persone incatenarsi per difendere strutture che qualsiasi persona capace di intendere e volere sapeva che erano da chiudere. La prima causa di morte in Italia è il campanilismo. Avevamo un bivio. Continuare l’accanimento terapeutico o approfittare della grande occasione che ci veniva offerta. E Trani è stata a prima a farlo. Stiamo tentando di fare di Trani una città cardio-protetta, istituendo 57 postazioni con defibrillatori e coinvolgendo i privati, come le palestre».
Di Lernia ribadisce dunque il fondamentale ruolo dell’ente locale che può e deve promuovere la salute: «Occuparsi dei non autosufficienti è tempo perso. C’è già chi lo fa. Bisogna occuparsi degli autosufficienti per far sì che rimangano tali».
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Bottaro che sottolinea che compito di un amministratore è anche fare scelte difficili, che possano non essere subito comprese: «Bisogna parlare alla gente senza derive populiste e campaniliste e dire anche verità scomode. E una di queste è che non possiamo permetterci un ospedale in ogni città. Servono meno ospedali, ma più sicuri ed efficienti. Potevo trarre vantaggi elettorali facendo teatrini per difendere una struttura che era già vuota, ma avrei mentito ai cittadini. Così ho accettatola chiusura, in cambio però dell’investimento da 15 milioni di euro. Piuttosto che subire le decisioni, ci siamo seduti con la Regione per discutere».
A concludere gli interventi è il candidato sindaco Sannicandro,che ha ribadito la necessità di coinvolgere forze politiche, cittadini e associazioni nelle politiche sanitarie e di unire salute, welfare e assistenza socio-sanitaria, anche attraverso accordi tra pubblico e privato.