“Il collaboratore di studio medico è una figura fondamentale, soprattutto in tempi di crisi di sanità, come in Puglia”. Lo ha affermato con determinazione Domenico Damascelli, esponente politico di Forza Italia, in un convegno organizzato dall’Acosm (Associazione Collaboratori di Studi Medici) e tenutosi sabato scorso a Bari, presso l’ordine dei Medici.
“A seguito del sacrificio per la chiusura di interi presidi ospedalieri la Regione aveva promesso il potenziamento della medicina del territorio con l’istituzione di poliambulatori specialistici che avrebbero assicurato i servizi sanitari essenziali per curare le cronicità e assistere le fasce deboli della popolazione. Ma, come è noto, nemmeno questo è avvenuto e con una sanità pugliese sempre più inefficiente i pazienti non hanno altro riferimento che gli studi medici di medicina generale, ossia il medico di ogni famiglia con tutto il suo staff, gli angeli custodi degli ultimi. Il collaboratore, così, diventa una figura importante e professionale che va valorizzata e tutelata e che, curando in toto tutto il resto, permette al medico di dedicarsi più all’attività clinica. Non è possibile che la Regione retribuisca solo un’ora ogni cento pazienti. Soprattutto con la dematerializzazione della ricetta, che non porterà vantaggi concreti ad operatori del settore e ai pazienti, sarà ancora più difficile l’opera del cosm”, ha osservato Damascelli nel dibattito introdotto dal dottor Filippo Anelli presidente dell’ordine dei medici di Bari e moderato dal dottor Michele Lorusso, presidente dell’Acosm.
“Ora è necessario che la Regione assicuri una retribuzione adeguata, che è possibile coprire economicamente con tutte quelle cifre rinvenienti da progetti fallimentari della Regione Puglia come il Nardino, 4 milioni di euro buttatti al vento soltanto per fare rilevazioni e che, invece, potevano essere investiti nell’assistenza ai pazienti. Il Collaboratore di Studio Medico, pertanto, andrebbe inquadrato in un sistema che garantisca professionalità e serenità lavorativa, penso ad esempio all’istituzione di un albo regionale dal quale scegliere i collaboratori, dopo che abbiano svolto un percorso di formazione ad hoc per svolgere anche servizi socio-assistenziali” ha concluso il politico forzista.