Un
fulmine a ciel sereno.
Anche
per i più assidui frequentatori di Palazzo Gentile, le dimissioni di
Francesco Rutigliano da delegato sindaco di Mariotto sono state un
colpo da far balzare sulla sedia.
Non
tanto per il gesto in sé (comunque clamoroso), ma per la modalità
con cui sono arrivate: una lettera in cui si lanciano accuse neppur tanto velate al sindaco
Michele Abbaticchio. Che ha replicato con un lungo post su facebook,
soltanto pochi minuti dopo la diffusione della notizia sui media
locali.
La
risposta di Abbaticchio. «Sorrido
amaramente– principia il primo cittadino – dopo
la lettera di dimissioni del consigliere comunale Francesco
Rutigliano. Sorrido
perché una delle poche questioni che accomunano i giudizi sulla mia
povera persona parla proprio di uno che “ci ha sempre messo la
faccia”. Non credo pertanto che, durante la sua breve delega di
sindaco a Mariotto, il sottoscritto abbia voluto “liberare”,
grazie al suo esclusivo apporto, “Palazzo Gentile dal peso”
(Rutigliano dixit) della frazione. Non c’è nessun peso: è stato ed
è un onore, per me, rappresentare anche il territorio di Mariotto,
ideale cerniera ambientale con il parco dell’Alta Murgia».
«E’
stato ed è un onore – prosegue Abbaticchio – aver
intercettato, finalmente, il finanziamento per realizzare un’opera
storica come il canale di guardia, per la ciclovia di collegamento
con il bosco di Bitonto, per la pulizia delle aree rurali inquinate e
per il rifacimento di alcune arterie agricole.
È stato ed è un
onore per questa amministrazione aver progettato, realizzato e
inaugurato il primo parco giochi per famiglie di Mariotto, essere
intervenuta per salvare i lecci di piazza Roma, aver tempestivamente
adottato tutti gli interventi di emergenza dopo le alluvioni della
scorsa estate con investimenti comunali importanti. Tutte azioni che
altri hanno riconosciuto, e mi meraviglio che le opere effettuate non
sono state, invece, neanche citate nella lettera di dimissioni
dell’ex delegato sindaco, concentrato a ricordare esclusivamente il
suo impegno sulla ristrutturazione della sede della delegazione a
beneficio dei dipendenti comunali (questione sulla quale, in verità,
sono intervenuto anche direttamente per trovare una soluzione con gli
uffici comunali)».
«Caro
Francesco – continua il sindaco – ti auguro di trovare quello che davvero hai cercato sinora da me e di
cui preferisci non parlare, nel tuo futuro politico o professionale. Amministrare la cosa pubblica facendo parte di una squadra significa
comprendere le difficoltà operative della macchina comunale
governata per trovare soluzioni e risposte concrete investendo il
proprio tempo e impegno.
Scrivere note di diffida o di
contestazione agli uffici, al sindaco o a chiunque ritieni
responsabile non è assolutamente sufficiente per chi viene pagato
dalla cittadinanza che lo ha eletto, a differenza di diversi colleghi
consiglieri, proprio
grazie alla vittoria elettorale di questo progetto politico.
Ora
concludo, ti assicuro, con grande delusione perché l’entusiasmo con
il quale chiedevi un anno fa una delega importante come quella che
hai rivestito mi aveva convinto. Con la tua accusa di cui sopra,
dimostri di non aver compreso che il sindaco non può “liberarsi”
di nulla perché i cittadini vogliono da noi risposte anche, a volte,
al posto di ministri o presidenti regionali».
“Lasciare
la maggioranza? No comment”. Rutigliano, contattato telefonicamente, preferisce non aggiungere
niente rispetto a quanto già scritto nella lettera. E quando gli
chiediamo se adesso lascerà la maggioranza, è lapidario: «No
comment». E un po’ più
preciso, però, quando specifica che la sua decisione non è nata
dalla sera alla mattina: «E’
maturata ultimamente».
Mettendo
da parte i silenzi, la vicenda lascia alcuni punti interrogativi: se
i problemi rimasti irrisolti sono davvero quelli segnati (situazione
cimitero privo di servizi igienici e strutturalmente carente, assenza
del servizio tributi e sociale, ecc) come si
fa a risolverli d’incanto in 7 mesi con la bacchetta magica?
Sono
davvero questi i motivi delle dimissioni o c’è altro dietro?
A chi
affiderà adesso il sindaco la delega e, soprattutto, con quali
garanzie, se mai ce ne siano per questo ruolo? E il delegato sindaco
di Palombaio, Vito Modugno, come si sente?
Anche la sua delega è
stata «intesa
come un modo per liberare Palazzo Gentile dal peso delle Frazioni»,o
si sente più fortunato di Rutigliano?
Chi ci può spiegare il significato recondito di una frase come questa enunciata dal primo cittadino: “ti auguro di trovare quello che davvero hai cercato sinora da me e di cui preferisci non parlare, nel tuo futuro politico o professionale”?
Chi ci può dire che fine abbia fatto il senso di responsabilità, cui pure persino noi operatori dell’informazione veniamo chiamati ogni giorno?
In
principio fu la diatriba Fioriello-Nacci. La
decisione di Rutigliano di sbattere la porta in realtà non deve
sorprendere, perché se da un lato è figlia di un malessere già
diffuso da alcune settimane (è l’unico consigliere di maggioranza
presente anche alle prime convocazioni, sistematicamente deserte), è
la conferma ulteriore che la coalizione che sostiene il sindaco
Michele Abbaticchio, nonostante le smentite di facciata, inizia a
scricchiolare. Forse anche paurosamente. Ma non da ieri. I primi segnali
risalgono a più di un anno e mezzo fa, con le scaramucce traGiuseppe Fioriello e il “suo” assessore Domenico Nacci (mai
digerito dal consigliere, ndr) conclusesi con l’espulsione dello
stesso Nacci e di Luigi Febbrile dal partito fondato da Antonio di
Pietro.
Che
dire, poi, dei mal di pancia del Partito socialista? Anche questi
derivano da lontano, e si sono manifestati fragorosamente nell’ultimo
Consiglio comunale, il 15 gennaio, allorché sia l’assessore
Francesco Scauro, sia il capogruppo Francesco Mundo sia il
consigliere Francesco Gala erano assenti.
Pura
coincidenza? Può anche darsi. Quel che è certo, però, è che da
mesi i socialisti hanno iniziato a mugugnare per il comportamento di
alcune liste civiche presenti in maggioranza e per uno scatto che
tarda ad arrivare nel settore Urbanistica.
Acque
agitate e torbide a Palazzo Gentile. E il bello, forse, deve ancora venire…