Da un lato ci sono i tre bilanci – gli ultimi consecutivi, 2015, 2016, 2017 – con il segno rosso, seppur per motivazioni diverse, ma che è un segnale che non può essere sottovalutato.
Dall’altro ci sarebbe un’amministrazione comunale che non avrebbe una benché minima idea di fondo sulla gestione aziendale, e che vede la Partecipata come un modo per attribuire posti di sottogoverno.
L’opposizione – o meglio, parte di essa (Governiamo il futuro, Insieme per la città, Laboratorio, Partito socialista italiano, Sinistra italiana) è tornata ieri pomeriggio sulla questione conti e stato di salute economico-finanziario dell’Azienda servizi vari. Soprattutto dopo il via libera all’ultimo esercizio finanziario e del Consiglio comunale non celebratosi il 25 luglio, il dì in cui la maggioranza ha abbandonato l’aula (clicca qui per articolo https://bit.ly/2uR3JWZ). “Assise richiesta – si legge in una nota diffusa anche sui Social – sia da consiglieri di minoranza che da quelli di maggioranza, e che serviva proprio per avere un sereno confronto su tali problematiche e trovare, insieme, i giusti accorgimenti perché l’A.S.V. si risollevasse. Tale opportunità è stata, di fatto, negata (e non è un caso che, accanto e sul tavolo dei relatori, faceva bella mostra un manifesto con la scritta “Che senso ha imbavagliare i consiglieri sull’Asv?”, ndr).
Gli esponenti di minoranza, poi, hanno ripetuto alcuni aspetti poco chiari del Bilancio 2017, chiuso in perdita per oltre 400mila euro. “Si tratta di una perdita meramente economica – è stato il mantra – quindi di malagestione, e questo nonostante, nell’Esercizio finanziario 2017, non siano stati accantonati a “Fondo rischi” 350mila euro così come peraltro avvenuto nei due esercizi precedenti (comportamento non giustificato, atteso che non si è ancora definita la questione legale). E’ del tutto evidente, dunque, che in questo modo la perdita di esercizio sarebbe “schizzata” a oltre 750mila euro”.
“A destare particolare interesse è l’Associazione temporanea d’impresa (A.T.I.) che l’A.S.V. ha costituito con la Camassambiente S.p.A, ma la S.p.A in A.T.I. con A.S.V. sia stata oggetto, da parte del Prefetto di Bari, di un provvedimento interdittivo antimafia, A ciò si aggiunge che la S.p.A. in A.T.I. ha chiesto, ed ottenuto, il concordato preventivo, di fatto congelando il credito di € 250mila euro che la A.S.V. vanta nei suoi confronti. Nella migliore delle ipotesi, quindi, tale credito sarà recuperabile per il 32,5 per cento”. Conti, alla mano, vuol dire perdere altri 175mila euro. E segno rosso, quello dei 400mila euro, quasi tutti da additare a un maggior investimento – pare non previsto – per le utenze domestiche in quel di Cerveteri.
Non è tutto, perché l’opposizione è convinta che “per il primo cittadino, l’A.S.V. serve esclusivamente ad attribuire posti di sottogoverno, per non far sgretolare la sua maggioranza”. E lo dimostrerebbero proprio le nomine nel tornato Consiglio di amministrazione.
Sia quella di Massimo Labianca, presidente del Cda, per cui il sindaco di Michele Abbaticchio “si è affannato a richiedere molteplici certificazioni aggiuntive che ha poi fatto pervenire al Comitato di Garanzia. Quest’ultimo, pur in presenza delle certificazioni aggiuntive, ha ribadito che le “comprovate esperienze (del candidato) sono esclusivamente di natura consulenziale o afferenti alla frequenza di un master”. Ma, soprattutto, uomo in quota a “70032-Città in movimento”, e di fatto già individuato a settembre 2017, mese della lettera firmata Giuseppe Fioriello e Giuseppe Santoruvo in cui chiedevano la presidenza della Partecipata.
Sia quella di Cinzia D’Eliso, per la quale “dopo aver per anni sbandierato di ricorrere al bando pubblico per non tradire i valori contenuti nella Carta di Pisa, acclarata la non idoneità dei partecipanti (cosa davvero strana dato che tra i partecipanti vi era l’amministratore unico uscente), invece di rifarne un altro, ne ha nominata una, tirandola fuori dal cilindro, a seguito di una “provvidenziale” manifestazione di interesse della candidata (extra-bando), protocollata in data 26 luglio 2018 (stessa data del decreto di nomina).
E scelte che – è l’idea della minoranza – andrebbero a bocciare, senza se e senza ma, l’amministratore uscente Vincenzo Castellano, in regime di prorogatio da tre anni.
La chiusura, allora, è che “qualcuno stia vivendo con terrore il dialogo trasparente e sereno intrapreso tra i consiglieri di minoranza e quelli di maggioranza”.