Ieri sera, in piazza Padre Pio, si è sentito davvero profumo di città.
C’è stato chi ha lanciato il messaggio che a Bitonto non è più impossibile fare impresa e creare attività economica. E non solo nel Centro storico. Da un lato Carmela Palermo, che da oltre un ventennio porta avanti e gestisce un esercizio di ristorazione in via Carlo Rosa, è convinta che adesso è un piacere invitare gente dalla vicina Bari e Molfetta.
Dall’altro Pino Verriello, imprenditore che continua a credere nel tessile nella città dell’olio e che ha avuto la lungimiranza di andare oltre i confini.
Ci sono stati altri – il sindaco Michele Abbaticchio accompagnato dalla sua coalizione – che ha raccontato la Bitonto degli ultimi cinque anni, con tanto di slides, e qualcosa che si intende fare per il prossimo quinquennio. Se confermato a Palazzo Gentile.
L’attuale primo cittadino si è prima tolto qualche sassolino dalla scarpa: “Dire che il commercio di via Repubblica, via Verdi e viale Giovanni XXIII sono penalizzati dal risveglio del Centro antico è una nefandezza senza tempo perché nelle arterie centrali i negozi chiudono alle 21, mentre nella città antica tutto inizia dopo le 9 di sera. Anzi, bisogna avere il coraggio di dire che il Centro storico è attrattore di gente che poi si smista per tutta Bitonto. E non è vero che i ragazzi aprono i locali per disperazione, ma perché ci credono”.
Poi quello che – a sua detta – si farà, anche a breve. “Il Distretto urbano del commercio (il famigerato Duc) è pronto per essere candidato alla Regione Puglia, e avremo due mesi di tempo da quando usciranno i bandi. Entro tre mesi avremo il Piano della mobilità sostenibile del Comune, e siamo avviati per approvare un Piano di urbanistica generale che a Bitonto manca da 40 anni. In via Repubblica e in tutta la città continueremo con quella politica di eventi permanenti, senza le quali le imprese morirebbero e non venderebbero”. E poi c’è anche l’apertura di un Centro antiviolenza femminile entro l’anno e il taglio del nastro, a settembre, del Centro tecnologico nella Zona artigianale, “che sarà gestito dal Politecnico e darà lavoro a tanti ragazzi”, Abbaticchio dixit. Che poi ha detto: “Noi non abbiamo bisogno di sapere quali sono i problemi, ma le idee per risolvere i problemi e quindi di creare una rete e una grande comunità”.
E poi ci sarebbero anche altre linee guida, già ribadite in altre circostanze: “Dobbiamo continuare per chi è rimasto indietro, per gli ultimi, per chi non siamo riusciti ad ascoltare in questi cinque anni, e perciò dobbiamo entrare nelle case di chi ha deciso di arrendersi e mette i figli sulle strade. È necessario far capire a questi ragazzi che sono parte integrante della comunità”.
“Vietato morire”, allora. Come la canzone di Ermal Meta, che è riecheggiata anche ieri al termine di tutto.