«Non c’è «volontà di
andare contro il Nord, ma di ridare dignità al Sud».
È questa la mission di “Sud. Tutta un’altra storia”, il
libro di Antonella Musitano, edito
da Laruffa Editore.
“L’altra storia” raccontata è quella del Risorgimento
Italiano, quella degli anni turbolenti e difficili dell’Unificazione italiana.
Se nei libri scolastici a farla da padrona è l’immagine di un Nord liberatore,
ad emergere dalle pagine del volume della professoressa calabrese è la figura
di un Piemonte colonizzatore. Un’unità territoriale che dà quasi d’imposizione
per le popolazioni meridionali, vittime di pregiudizi.
A raccontarlo giovedì è stata la stessa Musitano, ospite
dell’evento organizzato al Torrione Angioino dalla ProLoco Bitonto, in collaborazione con la Fondazione De Palo Ungaro e il Centro Ricerche di Storia e Arte Bitonto.
La presentazione è il proseguo di un’iniziativa della
ProLoco. «Stiamo proponendo di cambiare
la denominazione di una strada di Mariotto» ha spiegato il presidente
dell’associazione Aldo Naglieri. La
via in questione è quella intestata al generale Cialdini che «in realtà fu un atroce criminale di guerra».
L’idea è appoggiata anche dalla stessa Musitano il cui grande
amore, «che parte dalla Calabria, terra
natìa, ma che abbraccia tutto il Sud, l’ha portata a studiare la nostra storia»come ha commentato Valentino Losito.
Proprio al presidente dell’Ordine dei Giornalisti della
Puglia è toccato pungolare l’autrice con le sue domande: «Il Sud sta all’Italia come l’Italia sta all’Europa. Non sarebbe stato
peggio non prendere questo treno storico?».
«Non vi è dubbio che l’Unità
fosse una necessità storica. Era impensabile che l’Italia potesse portare
avanti un progetto economico e politico da frammentata» è stata la risposta
della professoressa che contesta però «il
modo in cui si è raggiunta». Le atrocità perpetrate dai piemontesi ai danni
dei meridionali, ricordate dall’autrice, sono distanti dalla “civiltà” che i
settentrionali volevano portare nel Mezzogiorno. «Se all’indomani dell’unità è nata la Questione meridionale, si è
evidenziato il divario Nord-Sud, allora vuol dire che qualcosa non è andato nel
verso giusto».
Secondo l’autrice, il “peccato originale” starebbe nella non
condivisione, nell’aver tradito gli ideali e le aspettative dei meridionali.
Come confermato dal professor Nicola Pice, infatti, «l’Unità
si fece, ma in realtà nulla cambiò». A livello locale, i detentori del
potere rimasero gli stessi e le terre strappate alla Chiesa non furono
distribuite tra i poveri, ma vendute ai latifondisti.
Proprio dalla ribellione dei contadini ebbe origine il
fenomeno del Brigantaggio, che
alimentò l’immagine di selvaggi e delinquenti degli uomini del Mezzogiorno
d’Italia.
Particolarmente viva è stata la discussione anche tra il
pubblico, convinto della superiorità del Sud, come dimostrato dal PIL
dell’epoca e dal debito pubblico decisamente più basso.
«È giusto far emergere
la vera storia ma bisogna essere attenti a non cadere nell’autocommiserazione e
nel vittimismo» è stata la raccomandazione di Valentino Losito che ha
ricordato anche le pecche del nostro territorio e della nostra classe politica
attuale.
Invitato da Antonella Musitano, lo stesso presidente
dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia si è inoltre fatto testimonial del “Comitato
No Lombroso”.
Il movimento ha per scopo il riconoscimento del disvalore
scientifico delle tesi formulate e sostenute dal medico Cesare Lombroso e
quindi la rimozione delle sue teorie criminologiche dai libri di testo, nonché
la soppressione di ogni commemorazione odonomastica e museale a nome
“Cesare Lombroso”. Promuove inoltre un Disegno di Legge per la messa
al bando della memoria di uomini colpevoli direttamente o indirettamente di
delitti connessi con crimini di guerra o di razzismo.