Per la seconda volta,
dopo la prima edizione a novembre, si è svolta nella nostra città la masterclass “Corso Internazionale di
Direzione d’Orchestra”, ospitata dal Teatro comunale “Tommaso Traetta” dal 30 luglio ad oggi 7 agosto e tenuta dal maestro
brasiliano Roberto Duarte.
Questa autentica scuola di formazione rientra
nell’articolato programma dell’Apulia
Music International Festival (AMIFest), con la direzione generale del
soprano Konomi Suzaki e la direzione
artistica del maestro Vito Clemente.
Questa sera ai Giardini
Pensili è in programma il Concerto
Finale del corso, durante il
quale gli undici allievi del corso,
dieci italiani e una serba, si esibiranno nella direzione dell’Orchestra del Teatro Traetta.
Per l’occasione il “da
Bitonto” ha incontrato il maestro Roberto
Duarte, che in buon italiano ha soddisfatto le nostre curiosità in
merito.
«È davvero importante avere un corso così – ha esordito
-. Gli undici ragazzi hanno origini diverse e arrivano da Civitavecchia, Barletta,
abbiamo anche una ragazza dalla Serbia e questo significa che il corso sta
funzionando.
Abbiamo unito una parte puramente teorica ad
una pratica. Nonostante il repertorio difficile, i ragazzi si sono districati
bene».
Cosa, e cosa ha significato, per lei essere
direttore di un’orchestra fatta di anime, uomini?
«Prima
di qualsiasi cosa, un direttore deve essere in grado di fare formazione morale e
umana, perché si è direttori di un gruppo di persone e non dittatori. Tutti i
componenti sono strumenti umani. Parlo molto con i miei ragazzi.
I
gesti devono essere quelli giusti, bisogna capire la psicologia del gruppo e
farsi comprendere al meglio.
È importante
dare ai ragazzi i giusti stimoli per poter crescere. Sono esseri umani che hanno mal di testa,
problemi in famiglia e sta a chi dirige capire, comprendere ed essere musica
insieme a loro.
Tutto
quello che si fa è per il pubblico. I direttori sono ponti a due arcate.
Bisogna conoscere e farsi interpreti di quello che voleva trasmettere l’autore,
quello che deve esprimere il musicista con lo strumento e così consegnarlo agli
spettatori».
Il
pubblico. Un pubblico esigente, come arriva oggi la gente a teatro?
«La
gente va a teatro per passare il suo tempo. Come quando accende la televisione
o gli aggeggi che al giorno d’oggi tutti hanno tra le mani e in pochi secondi
ti collegano con il mondo intero.
A
noi sta fare la differenza. Se si riesce a far felice una persona, per pochi
minuti siamo riusciti nel nostro intento.
Essere
felici significa anche piangere. Anche quella è una forma di emozione ed emozionare è l’essenziale.
Mi
piace pensare a noi come dei medici. Curiamo
l’anima».
Tanti
gli anni di carriera, ha diretto decine di orchestre in Brasile, in Europa, quale
è il momento che ricorda con maggiore felicità?
«Dopo
quarantasette anni di carriera posso dire che il momento più importante è
quello che stiamo vivendo oggi. Quello più felice è quello che compiremo appena usciti da questa
stanza, quando riusciremo a trasmettere la nostra esperienza a chi sta
cominciando ad affacciarsi al mondo che abbiamo calpestato da più tempo».
I
progetti per il futuro?
«Sarebbe
bello allargare il corso, creare un vero e proprio corso di formazione. Il
maestro Vito Clemente è in gamba, stiamo lavorando molto bene insieme. La
storia e le più importanti attività si realizzano partendo dalle piccole cose e a me piace vedere sempre il bicchiere mezzo pieno».
Aspettiamo, dunque, questa sera per ascoltare le
meravigliose note dell’Orchestra del Teatro Traetta e degli undici ragazzi della
masterclass alle ore 21.00, con
ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.