La pesante situazione economica del Paese
e il conseguente impoverimento delle famiglie alimentano l’inquietante fenomeno
dell’usura e del gioco d’azzardo.
E’ quanto emerge dal bilancio consuntivo sul
2012 della Consulta Nazionale Antiusura che raccoglie le 28 Fondazioni
associate tra cui la Fondazione ‘San Nicola’ di Bari.
Il reddito disponibile
delle famiglie è diminuito sensibilmente e, conseguentemente, la capacità di
spesa si è ridotta al lumicino così come la propensione al risparmio che è
sempre stata la caratteristica degli italiani considerati nel continente
europeo oculate formiche.
Molti fanno ricorso ai tanti ‘Compro-oro’
spuntati nelle città come funghi, “anche velenosi – a parere dei relatori
– se si considera la opaca attività di alcuni di essi”.
Secondo i dati forniti dalla Consulta il
patrimonio complessivo delle famiglie è diminuito del 3,2%. La diseguaglianza
reddituale fra il 20% più ricco della popolazione ed il 20% più povero è pari
al 5,6%, cioè il 20% più ricco riceve un reddito 5-6 volte superiore al 20% più
povero. Si tratta di un valore al di là della media europea.
Due famiglie su tre considerano il proprio
reddito inferiore a quanto ritenuto necessario e la metà dei nuclei familiari a
basso reddito non riesce più a coprire le spese per i propri consumi.
Il cardinal Bagnasco nella prolusione al Consiglio
permanente della CEI tenutosi nello scorso gennaio, a tal proposito ha
sottolineato che “la condizione di indigenza si va obiettivamente
allargando e sta intaccando segmenti di società in cui prima era
sostanzialmente marginale”.
In un anno si sono registrati 278 mila
occupati in meno con un’accelerazione che, nel decorso mese di dicembre, ha
registrato un calo dell’occupazione di ben 104 mila unità di cui 59 mila donne,
vale a dire oltre la metà.
La Consulta traccia un quadro allarmante
circa il mercato del lavoro in Italia che da troppo tempo è in affanno
spingendo donne e giovani a cercare una occupazione che non c’è; situazione
certificata anche da un calo delle matricole universitarie pari a 58 mila unità
nell’ultimo decennio. Un chiaro segnale che evidenzia la rinuncia
all’istruzione per inseguire un impiego che possa dare sollievo al fragile
bilancio familiare.
Le statistiche sono impietose su questo
argomento: quasi 6 milioni di persone (5 milioni e 719 mila) sarebbero
potenzialmente impiegabili nel processo produttivo se ci fossero opportunità di
lavoro.
I disoccupati sono 2 milioni 744 mila a
cui si sommano 2 milioni 975 mila inattivi ma disponibili da subito a lavorare
(in tale contesto l’Italia ha il primato in Europa).
All’interno di questo
gruppo gli “scoraggiati”, cioè coloro che dichiarano di non aver
cercato un impiego perché convinti di non trovarlo, sono ben 1 milione e 300
mila unità, il 43% del totale, cresciuti solo nel 2012 di ben 78 mila unità
rispetto al 2011.
I sottoccupati part-time nel decorso anno
hanno toccato la quota di 605 mila unità, ben 154 mila unità in più rispetto ad
un anno prima (+34,1%). Nell’esperienza italiana gran parte del part-time (9 su
10) è involontario, vale a dire svolto in mancanza di occasioni di impiego a
tempo pieno.
“Possiamo sostenere – ha dichiarato
nel suo intervento don Alberto D’Urso, segretario nazionale della Consulta
nonché presidente della Fondazione ‘San Nicola’ di Bari – che la situazione
generale in cui versa la società italiana è precaria e necessita di profondi e
concreti interventi, a sostegno dei più deboli. Urgente e serrata deve essere
anche la lotta all’evasione fiscale stimata in circa 120-130 miliardi di euro
annui, ponendoci in questa negativa statistica ai primi posti nel mondo e
provocando inevitabilmente come conseguenza un alto livello della pressione
fiscale sui contribuenti onesti ed un alto livello del Debito Pubblico.
L’elevato tasso di evasione fiscale produce effetti distorsivi sulla
distribuzione dei redditi e della ricchezza, alterando anche il funzionamento
della libera concorrenza. Riformare il sistema fiscale è essenziale per
garantire che ognuno paghi in proporzione al proprio reddito e riceva i
benefici ed il sostegno di cui ha bisogno“.
Un altro primato, non edificante, è il
diffondersi di pratiche corruttive che pongono l’Italia al 69° posto per la
trasparenza assieme al Ghana e alla Macedonia; corruzione che mina la fiducia
dei mercati e delle imprese scoraggiando gli investimenti esteri e determinando
anche una perdita di competitività del Paese.
“Nonostante le fragilità in cui
abbiamo trascorso l’anno 2012 – ha rimarcato don Alberto – le Fondazioni e la
Consulta Nazionale Antiusura fra mille difficoltà a tutti ben note, hanno
continuato con impegno, altruismo e cristiana dedizione ad essere al fianco dei
più bisognosi e ad aiutare chi per necessità o fragilità personale si è
indebitato oltre misura o, peggio ancora, ha fatto ricorso al prestito usuraio;
anche convincendo questi ultimi a denunciare i propri aguzzini. Nel decorso
anno gli sperati e promessi stanziamenti da parte dello Stato (previsti
dall’art. 1-bis della Legge 49/2006 intitolato “Finanziamento del Fondo
per la Prevenzione dell’usura” ndr) per rifinanziare il Fondo di
Prevenzione dell’usura non sono stati accreditati alle Fondazioni che
continuano ad assistere chi si rivolge ai propri sportelli utilizzando il moltiplicatore, un meccanismo
che gli Istituti di Credito faticano a concedere. Solo la Conferenza Episcopale
Italiana annualmente ci assicura un contributo con cui si riesce a coprire le
spese gestionali e di rappresentanza, di partecipazione agli incontri
nazionali“.
Oggetto dell’incontro è stata anche
l’attività svolta dalla Consulta Nazionale Antiusura per il contrasto al gioco
d’azzardo, che aveva già raggiunto dimensioni estremamente preoccupanti quale
causa di ricorso al sovraindebitamento delle famiglie, all’usura, o peggio ad
atti estremi.
“Dobbiamo purtroppo constatare che la
Regione Puglia, contrariamente a quanto avvenuto negli anni scorsi – ha
aggiunto don D’Urso – non ha pubblicato l’avviso di cui all’art. 7 della Legge
Regionale 7/2006 ‘Iniziative di promozione e solidarietà per contrastare la
criminalità comune ed organizzata: strumenti antiusura ed antiracket’. Di
conseguenza la Consulta Nazionale Antiusura non ha potuto partecipare a tale
bando che avrebbe assicurato, anche se con modeste risorse, così come negli
anni passati, la possibilità di far fronte alle esigenze di alcuni assistiti
della nostra regione“.
Il futuro è un’ennesima sfida da
affrontare con grande tenacia e impegno. “Il cuore delle attività svolte
dalla Consulta Nazionale Antiusura – ha concluso don Alberto D’Urso –continuerà ad essere, come per il passato, la decisa e serrata lotta all’usura
e all’eccessivo indebitamento delle famiglie. Contemporaneamente siamo convinti
che la nostra azione avrà bisogno del sostegno e collaborazione delle forze
sociali e politiche. In questa logica faremo sentire la nostra voce in tutte le
sedi deputate, affinché i problemi ancora irrisolti e relativi al sostegno
delle famiglie trovino la giusta soluzione. Importante in questa battaglia sarà
anche il contributo e la fattiva partecipazione che le Fondazioni associate
offriranno nel corso dell’anno. A questa attività continueremo ad affiancare la
serrata lotta al gioco d’azzardo che tanti dissesti e rovine sta producendo nel
tessuto della società italiana”.