Ancora
nessuna certezza sulla tragica morte di Nicola e Vincenzo Rizzi, padre e
figlio, morti l’8 aprile scorso in una cisterna di liquami della ditta di
prodotti ittici “Di Dio” di Molfetta.
Alessandro Dell’Erba, medico legale che ha eseguito l’autopsia, ha chiesto 60
giorni di tempo alla procura di Trani per depositare i risultati dell’accertamento tecnico irripetibile a cui partecipano anche il tossicologo
Roberto Gagliano Candela e il medico legale nominato dalla famiglia delle
vittime, Francesco Introna.
Occorrerà, infatti, fare degli accertamenti tossicologici e istologici
per stabilire le cause del decesso.
Gagliano Candela dovrà stabilire quale gas tossico-asfissiante, sprigionatosi dalla
cisterna interrata al momento dell’apertura del tombino, ha provocato il malore
dei tre operai (e la conseguente prima caduta di Alessio, sopravvissuto alla
tragedia) e la loro caduta nel pozzo.
Anche se è vero che nella cisterna
c’erano circa dieci centimetri di liquami – si ipotizza in ambienti
medico-legali – non è affatto escluso che la morte, dopo il malore, sia stata
provocata proprio dall’annegamento.