Ma che ruolo avevano i
bitontini nell’organizzazione del Clan Strisciuglio?
A giudicare dai numeri (e
non solo), pare fosse cruciale.
A mettere i brividi è stato, per esempio,
l’avverbio utilizzato dal procuratore della Direzione distrettuale Antimafia,
quando, enumerando le città limitrofe passate al setaccio dagli agenti, ha
sottolineato: “E soprattutto Bitonto”.
Già, “soprattutto”.
I nostri valorosi
concittadini, infatti, già si erano messi in luce nel recente passato quando
addirittura gli Strisciuglio li avevano chiamati a dirimere la faida sorta nel
Quartiere Libertà con i Valentino (uno dei quali, collaboratore di giustizia, è
risultato decisivo in questo blitz).
Pare che i bitontini, già dediti sul
territorio allo spaccio di stupefacenti, fossero prediletti per la loro
particolare efferatezza.
Insomma, era chiaro che, quando fra gli anni Novanta e
i primi del Duemila, i clan storici cittadini furono decapitati, le cellule
impazzite erano desiderose di trovarsi ali protettive, magari nel capoluogo,
che potessero permettere loro un’affermazione sul territorio bitontino.
Così,
nell’ambito della delocalizzazione del gruppo Strisciuglio, l’articolazione
Bitonto, incarnata dai Cipriano, aveva assunto un ruolo importante.
Ecco i nomi
di coloro che questa volta sono finiti nella rete della giustizia: Vincenzo Caputo, classe ’88, Francesco Colasuonno,
classe ’87, Giuseppe Digiacomantonio, classe ’89, Giuseppe Pastoressa, classe
’89, Donato Raggi, classe ’85, e Daniele Raggi, classe ’89.
Nonostante i malavitosi siano stati incastrati con l’applicazione del
416 bis, la legge che colpisce l’associazione di stampo mafioso, in realtà il
sistema barese nasce come un fenomeno imitativo dei rituali e dei canoni delle
organizzazioni criminali extraregionali, in questo caso della Camorra.
Non è un caso che il triangolo del crimine partisse
proprio da Napoli, dove due degli arrestati – Salvatore Barbato e Giovanni
Russo, apparentemente slegati da formazioni partenopee – rifornivano i baresi
del carico di droga, che successivamente veniva smistata ai capi carismatici di
ogni singola articolazione.
Toccava a loro gestire, poi, tutta la rete degli
spacciatori tra cocaina, hascisc ed eroina. Da difendere, ovviamente, con le
armi: pistole, kalashnikov, mitragliette e munizioni relative.
Nei giorni
scorsi, nelle campagne bitontine sono stati rinvenuti 300mila proiettili sottratti
nei mesi scorsi ad un carico militare nell’Italia settentrionale.