Un nodo gordiano.
Un labirinto intricato dal quale non
sarà semplice uscire.
Tale appare la delicata indagine portata avanti dal nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale e del Gruppo Bari della
Guardia di Finanza, in particolare le tenenze di Gioia del Colle e Bitonto.
L’inchiesta
condotta dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno ha più filoni che s’intrecciano,
complicando ulteriormente le cose, motivo per cui a marzo scorso è stata richiesta la proroga
delle indagini di altri sei mesi.
Le ipotesi degli inquirenti, dunque.
Pare che ben otto milioni di tasse pagate dai
contribuenti non siano finiti nelle casse di due comuni, uno dei quali è Bitonto.
Sarebbero andate ad impinguare, invece, le sostanze dellaCerin, la società che per conto di numerosi comuni gestiva (e gestisce ancora,
in parte) la riscossione dei tributi.
Nel registro degli indagati, rappresentanti legali e soci
della srl: Giuseppe e Mario Colapinto, padre e figlio, 61 e 33 anni, e Grazia
Fiore, 47 anni.
Dalla comparazione delle carte raccolte nel voluminoso
fascicolo riguardante il caso, i finanzieri hanno riscontrato numerose
incongruenze, in base alle quali sembra che la cifra in questione, riscossa dalla
Cerin, non sia mai giunta a destinazione, cioè nei municipi dei centri
coinvolti.
Da qualche
anno, però, sempre la Cerin ha chiamato in causa lo stesso Comune di Bitonto per
un presunto credito di cinque milioni di euro.
Le Fiamme Gialle hanno analizzato
la documentazione e verificato che la cifra è altra, ma il credito esiste per
davvero.
Insomma, per fare luce su tutta la storia, ce ne vorrà.
Intanto, i soldi vanno e vengono, ma soprattutto escono dai portafogli sempre più desertici dei cittadini. Che, è bene ricordare, spesso, nel recente passato, sono rimasti in brache di tela e soprattutto in lacrime, quando si sono visti bloccare i già striminziti libretti di risparmio e pignorare persino beni immobili…
Frattanto, il succitato Giuseppe Colapinto della Cerin è stato condannato in primo grado dal Giudice per le indagini preliminari di Nola per corruzione a due anni e sei mesi di reclusione, oltre che ad una pena pecuniaria da versare al comune danneggiato
Secondo quanto emerso dalle approfondite indagini, l’imprenditore bitontino avrebbe “donato” trentamila euro in tre tranche ad Ubaldo Fusco, funzionario del comune di Mariglianella, per ottenere una proroga del servizio di riscossione dei tributi.
Proprio la confessione del Fusco, che nel 2009 avrebbe ritardato più volte la gara d’appalto per l’affidamento del servizio, ha incastrato il Colapinto.