E’ tempo di crisi, si sa.
E si fa quel che si può.
Prendiamo le ordinanze. Non c’è termine più
incrollabile che dovrebbe darci con nettezza il senso della volontà del primo
cittadino.
Dovrebbero rispecchiarne l’autorità.
Due esempi su tutti.
Il primo. L’ordinanza che prevede la pedonalizzazione di Piazza Aldo Moro, ma che, di fatto, crea la chiusura di Corso Vittorio Emanuele al traffico,
nelle ore pomeridiane.
Le auto restano parcheggiate tranquillamente e
molte, per giunta, percorrono senza problemi la sezione stradale.
Sappiamo che il buon Michele Abbaticchio sta avviando una riforma quasi radicale della
viabilità in senso più civile ed ecologista nel centro cittadino e gliene diamo
atto.
Tuttavia, quando una decisione del genere fu
presa dal suo predecessore, l’ex
questore Raffaele Valla, vi fu una tremenda levata di scudi dei
commercianti della via principale, che si sentivano penalizzati, e dei loro
colleghi delle arterie laterali, ove il traffico di conseguenza s’andava a
congestionare.
La rivolta fu così dura che l’allora sindaco si
persuase a riaprire il corso. Misteri della vita (o della lingua?), mah…
Altra ordinanza ballerina, quella riguardante
l’improvvisato campo rom in via Modugno.
Parentesi indispensabile.
Per noi, i simboli dello scempio in quella zona
sono soprattutto: gli innumerevoli rifiuti abbandonati illegalmente che
oltraggiano le campagne nei dintorni; il fondo che doveva essere destinato ad
una nuova scuola media, la “De
Renzio”, che mai ha visto la luce, aprendo un contenzioso pesantissimo
per il comune con la ditta che doveva lavorarci – indimenticabile il sorriso
lucente di Monica Guerritore il dì
della posa della prima pietra, di quella splendida attrice mai recita fu sì
convincente.
Comunque. Riprendiamo il caso degli ospiti
imprevisti.
Un’ordinanza di Abbaticchio ordinava (appunto)
lo sgombero immediato.
Il prefetto assicurava che vi avrebbe apposto
quanto prima la firma per rendere il tutto esecutivo.
In attesa che ritrovi la stilografica, i rom
sono ancora lì.
Insomma, non se la passano bene le ordinanze.
E finché sono incerte, cioè mobili, uno la cosa
l’accetta, perché ci può stare.
Ma nessuno poteva pensare che divenissero pure
“automobili”.
Infatti, come dimostra in maniera inoppugnabile
la segnalazione di un affezionato lettore, vi è un divieto d’accesso imperioso
appiccicato alla meno peggio sulle portiere di un’auto.
Si tratterà di un decreto ad personam?
Sapete, di questi tempi tutto può essere.
E quando il proprietario dell’auto si sarà
spostato, l’ordinanza avrà avuto effetto in un altro quartiere a seconda delle
di lui incombenze familiari?
Oppure, più semplicemente, visto il
divieto impostogli, non sarà manco entrato nella sua macchina…