La sparatoria di via Gomez, che lunedì sera, intorno alle 21.50 – quando ancora mamme col passeggino rientravano dalla Villa comunale – ha violentato per l’ennesima volta la tranquillità della nostra città, ha ancora troppi punti oscuri da chiarire.
Innanzitutto, si pensava che l’arresto del presunto boss Giuseppe Cassano potesse riportare la calma e soprattutto mettere fine alla faida interna ai clan malavitosi.
Poi, le modalità dell’assalto e l’efferatezza dei colpi sparati.
Sono entrati nell’atrio delle case popolari a piedi, dopo aver parcheggiato sula strada, o su una di quelle bici elettriche poco rumorose quasi in dotazione ai locali pregiudicati?
Ancora. Sono stati uditi cinque spari, ma solo tre ogive di grosso calibro sono state ritrovate deformate, segno che appartenevano ad armi datate, probabilmente pistole a tamburo.
L’obiettivo dell’assalto, che, a giudicare dall’esame balistico, mirava ad uccidere, doveva essere il giovane “gestore” del market dello spaccio in zona, come dimostrato da alcune confezioni in cellophane di sostanze stupefacenti ritrovate in un cassonetto nei pressi del cancello d’ingresso del complesso.
Questa l’ipotesi avanzata dagli inquirenti: rappresentanti di uno dei gruppi criminali più grandi potrebbero essere andati a contrattare la gestione di quella fetta di mercato con la vittima, che, non avendo accettato le condizioni, avrebbe rischiato grosso.
Insomma, un labirinto di tesi che si incrociano ed un paio di conclusioni da trarre.
La prima. Ormai, i criminali bitontini per risolvere le loro questioni fanno “cantare i ferri” troppo facilmente e a tutte le ore cdel giorno e della sera, noncuranti della vita che normalmente scorre intorno a loro.
La seconda. Era tristissimo vedere l’altra sera gli uomini in divisa muoversi fra le tenebre per cercare il bandolo dell’intricata matassa.
Chissà da quanto tempo è senza luce quel quartiere…