La 81ª Fiera del Levante, che si aprirà sabato prossimo a Bari, promette di offrire ampio spazio alla creatività e all’ambiente. Tra le attrazioni più interessanti ci sarà, infatti, la L7, la mini auto elettrica “made in Bari”, prodotta dai lavoratori della Tua Industries, la società che fa capo al fondo di investimento americano LCM (Lev Capital Management) è che ha inglobato i lavoratori e lo stabilimento barese della ex Om Carrelli, dopo il lungo periodo di cassa integrazione attraversato dagli operai, molti dei quali bitontini, dopo la chiusura della vecchia azienda. Lavoratori che torneranno in fabbrica, il 1 dicembre, stando alle dichiarazioni rilasciate ai giornali.
Il prototipo dell’auto sarà presentato sabato 9 e domenica 10, nel giorno di apertura, nel padiglione 104. C’è grande attesa mista a curiosità ed entusiasmo, intorno alla minicar “made in Bari”, un quadriciclo pesante dotato di motore elettrico la cui produzione vera e propria partirà a breve. Non è escluso, si legge sulla stampa, che proprio la città di Bari con la sua storica la Fiera del Levante, dia i natali alla prima auto di classe media ad alimentazione elettrica. Un’auto che, stando a quanto riferisce l’azienda, avrà ottime prestazioni e sarà molto appetibile, tanto da poter diventare un prodotto di largo consumo, in base al prezzo, che dovrebbe essere alla portata dei cittadini, alla sostenibilità per l’ambiente e al risparmio che promette di garantire. Si parla di oltre 200 km con una carica. Stando alle prime indiscrezioni, la produzione potrebbe partire nel prossimo anno con all’incirca 6000 unità. Numero che dovrebbe poi arrivare a 25mila.
La notizia, certamente positiva, arriva proprio nel momento in cui la stampa riporta di nuovi timori per il futuro dallo stabilimento tra Modugno e Bari. Mentre infatti i 191 lavoratori dovrebbero tornare in fabbrica il 1 dicembre, al termine dei lavori di ammodernamento e modifica e al termine di un periodo di formazione a Torino, dalla stampa trapelano notizie riguardanti problemi di liquidità da parte degli statunitensi della Tua-Lcv. Notizie che farebbero ricadere nell’incertezza, se confermate, i lavoratori. Stanchi dei tempi biblici della burocrazia italiana, gli investitori americani starebbero valutando l’ipotesi di lasciare il progetto ad altri investitori, abbandonandolo completamente o trattenendo solo una quota di minoranza.
«Nessun problema. Mettere la Tua Industries in liquidazione è un modo per velocizzare le pratiche e trovare in tempi rapidi nuovi investitori» riferiscono anonime fonti della Regione da Repubblica, mantenendo il più stretto riserbo sui possibili ingressi.
La stessa campionaria barese potrebbe essere l’occasione, per possibili nuovi investitori, di palesarsi. Le speranze, dunque, sono tutte riposte nella L7, che si spera possa rilanciare lo stabilimento, regalando una boccata d’ossigeno per quei lavoratori che già tanto hanno penato in questi anni.