Cigolano le piccole ruote di un girello un poco arrugginito sopra il prezioso pavimento di maiolica: la vecchietta ha il passo stanco di chi ha amato troppo. Attraversa la navata centrale e si ferma dinanzi alla statua della Madonna del Parto per contemplare quel volto dipinto d’aurora. “Che meraviglia che abbiamo a Bitonto – quasi sospira un uomo lì accanto -e qualcuno manco lo sa che c’è. Ma oggi è tornata a casa”. “Anche noi”, sorride la signora anziana, ora con gli occhietti lucidi di nostalgia. Già, è durato troppo questo viaggio di ritorno per tutti i fedeli di quell’autentico scrigno di meraviglie che è la parrocchia di San Silvestro – che incantò il grande Francesco Speranza- nel cuore del centro storico. In questi giorni, è stata riaperta – grazie alla provvida tenacia della signora Pasqua e dei suoi figli- per il triduo della Candelora, festività che storicamente designava il tempio voluto da un Labini “saeculo ineunte XI” quale centro della vita della città intera. Da giovedì, la comunità si è ritrovata, raccogliendosi in preghiera, ascoltando la voce angelicata della maestra Tina e le parole salvifiche di don Ciccio. Ed un rosario ed una messa hanno d’improvviso schiuso un piccolo mondo antico di anime, che sbucavano da un passato mai passato, quelle che trovavano saldo afflato fraterno nella condivisione di una quotidianità speciale. E venivano incontro aureolati dalla dolce nebbia dei ricordi il volto severo di Monsignor Francesco Fornelli, l’insostituibile perpetua Rosaria, l’affabile signorina Masellis, l’austero colonnello Romita, il canonico Salierno, il maestro Gaetano pittore naif…