Bitonto sta respingendo
l’eutanasia.
È quanto emerge dai primi giorni di raccolta firme per la proposta
di legge sul “rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”,
attivata presso l’ufficio elettorale di piazza Marconi.
Per la precisione, si
dovrebbe parlare di non-raccolta, perché fino a oggi l’iniziativa promossa dal
Comitato promotore della proposta di legge di iniziativa popolare “Eutanasia
legale” a Bitonto si è rivelata un flop.
Sono 50.000 le firme
necessarie per portare una proposta legislativa all’attenzione del Parlamento.
I moduli sono disponibili presso l’ufficio elettorale del Comune, ma fino a
ora, nessun bitontino ha aderito, complice probabilmente una scarsa promozione
della campagna di sensibilizzazione su un tema capace da diversi anni di
spaccare lo scenario politico italiano.
“Chi aiuta un malato
terminale a morire – si legge sul sito del comitato promotore dell’iniziativa –
rischia fino a 12 anni di carcere. Il diritto costituzionale a non essere
sottoposti a trattamenti sanitari contro le nostre volontà è costantemente
violato”. Violazione di diritti che però non pare così immediata, se è vero che
in molti Paesi, come Francia, Canada e molti stati degli U.S.A., le leggi
sull’eutanasia non sono mai state approvate. In Francia in particolare sono
incoraggiare le cure palliative, delle quali Bitonto, per tornare a noi, con il
suo Hospice “A. Marena”, è un centro d’eccellenza.
Nello specifico la proposta
di legge in questione afferma che “ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la
prosecuzione di trattamenti sanitari nonché ogni tipo di trattamento di
sostegno vitale e/o terapia nutrizionale”.
Affinché il rifiuto sia valido
devono presentarsi, secondo il testo di legge proposto, numerose condizioni. Su
tutte la maggiore età e la capacità di intendere e volere del soggetto e la sua
piena conoscenza delle proprie condizioni cliniche, delle alternative
terapeutiche e dei profili sanitari, etici e umani della scelta che sta per
compiere.