Bitonto.
Quando vai fuori dalle mura cittadine e ti chiedono“Minervini… mmh molfettese?” e rispondi “no, in realtà sono di Bitonto” le battute più frequenti che ti fanno sono “Lì si vende l’erba buona…!” e “Ah, dove si spara e fanno sempre rapine?”.
Ti verrebbe da sbattere loro in faccia secoli di storia, le meraviglie storico-architettoniche che ingioiellano il borgo antico, le biografie dei personaggi che ci hanno dato tanto lustro, e invece…
No, cari miei…
Bitonto (ma come la nostra città, tante altre) non è solo il centro del riciclo del denaro sporco, della crisi e delle lotte tra clan, è la città della maleducazione.
Regna sovrana, uber alles.
L’ultimo episodio è accaduto qualche giorno fa, in Cattedrale.
Evento lodevolissimo, Cattedrale gremitissima di gente assetata di cultura, ma che, quando si reca fuori di casa, dimentica sul comodino il rispetto e la buona educazione.
Per agevolare le riprese e le foto ufficiali del “Traetta Opera Festival” quattro fotografi – dotati di attrezzatura, altezza, larghezza, insomma esseri umani che lavoravano – sono stati ghettizzati sotto l’ambone avendo così serie difficoltà di movimento e ottenendo delle fotografie che il mio caporedattore chiamerebbe “da fermo”.
Gente molto educatamente si è voltata ad una mia collega con un gentilissimo “oh ma la ma spccièu?”.
E non stavamo scattando col flash, sia chiaro, quello che sentivate, miei cari, è semplicemente il normale rumore che fanno lo specchietto e l’otturatore di una reflex quando impressiona la luce che passa attraverso l’obiettivo.
Luce, soprattutto interiore, che molti hanno perso dinanzi a tali spettacoli.
Senza contare che la suddetta gente, garbatissima, sostava in una zona dove non poteva stare.
Sì, a Bitonto diciamo “c la credenz e c la lengu’”.
Eppoi c’era un’altra amica, ragazza dal volto e dall’animo dolcissimi, che non avrebbe fatto male ad una mosca, che si è ritrovata a combattere con l’inciviltà e la maleducazione dilagante.
Nelle navate laterali non si poteva sostare, perché c’era gente in regia che lavorava, fili, cavi, luci. Un passo falso e sarebbe saltato tutto.
Perché rispettare piccole leggi e norme di buona educazione e rispetto verso il lavoro altrui?
Meglio prevaricare, agire senza senno con la solita morale del“gridd gridd… ogne diun penz p iidd”.
Quindi ci chiediamo, perché non è stata sbarrata la zona a rischio in modo da far lavorare tutti in pace, mantenendo l’ordine ed evitando che i poveri ragazzi del servizio d’ordine e noi dovessimo subire le bestemmie dei “bitontini assetati di cultura”?
Ecco, non sarebbe forse opportuno organizzare meglio, la prossima volta, l’apparato logistico, effettuando casomai un meeting il giorno primo o tramite una comunicazione scritta di come si svolgerà la serata, degli spazi a disposizione e quant’altro?
E’ un peccato che manifestazioni di questo calibro, preparate con tanti sacrifici e passione, finiscano senza aver avuto la giusta importanza, il giusto peso, la giusta attenzione musicale e scenica.
Mi sa che farò ricorso alla mia mezza anima molfettese e, visto che ce ne sarà la possibilità, andrò a vedere – in pace, spero – lo “Iuxta Crucem Lacrimosa” in Cattedrale a Molfetta domani alle 20.30…