L’idea, a pensarci bene e riguardandola, era pure buona. Era, appunto. Occhio all’imperfetto, perché è durata soltanto il tempo di una presentazione in pompa magna alla stampa.
Poi, come nel migliore dei giochi di magia e di prestigio, si è volatilizzata. Ma nell’epoca dei social (e bisogna dire che da sette anni, da quando Abbaticchio è sindaco di Bitonto, la politica su questi nuovi e potentissimi mezzi di comunicazione ormai la fa da padrone, e pazienza che il passaggio dai “social” al “sociale” sia spesso un’altra cosa) dove la regola numero 1 è la dittatura degli annunci seguita a stretta ruota da un’agenda dettata e comandata dai politici, con tanto di pecurume del mondo dell’informazione, è un fenomeno all’ordine del giorno.
Dittatura degli annunci, allora, tanto per usare una frase tanto cara (e giusta, chiaramente) al direttore di “EPolis Bari – In week” Dionisio Ciccarese. E che serve solo a illudere i cittadini, gettando loro fumo negli occhi e, a lungo andare, perdere la loro fiducia.
Con la cronaca, allora, torniamo indietro al 2016. È gennaio quando da Palazzo Gentile viene partorita un qualcosa che si chiama sentinelle digitali. Chi? Cosa? No, non è una parolaccia. Anzi, era pure un progetto iper tecnologico perché consentiva a tanti bitontini di diventare controllori attivi e presenti sul territorio. E soltanto con un semplice clic.
L’idea, infatti (clicca qui per leggere articolo https://bit.ly/2JtmDLa) era che il cittadino – ma soltanto colui registrato firmando un apposito modulo di adesione – poteva segnalare al comando della polizia municipale qualsiasi problema, anomalia, o malfunzionamento presente in città. Davvero qualunque cosa: offesa del decoro urbano, eccessi di velocità, soste su marciapiedi, su attraversamenti pedonali o su corsie ciclabili, problemi di traffico generico, frequente mancato rispetto del semaforo rosso, o del divieto di accesso, veicoli presumibilmente abbandonati, problemi collegati all’abuso di sosta o l’utilizzo improprio dello stallo riservato a persone diversamente abili abbandono di rifiuti, abusivismo commerciale, comportamenti molesti, presenza di eternit, schiamazzi, presenza di fumi o rumore, truffe a danni di anziani.
Il servizio – davvero ingegnoso – si doveva avvalere anche di applicazioni gratuite come “WhatsApp” o “Telegram”, che sfruttano la rete dati degli smartphone, dei tablet consentendo di comunicare in tempo reale e con maggiore velocità. E, utilizzando proprio questi ultimissimi sistemi di messaggistica, l’intenzione di Palazzo Gentile e della polizia locale era di “realizzare – si legge nell’apposito atto di indirizzo – gruppi distinti composti da cittadini volontari che potranno inviare messaggi di segnalazioni corredate di foto, posizione georeferenziata e allegati a tutti i componenti del gruppo”.
Altrimenti detto, significava che la sentinella digitale segnalava una situazione rilevante e, senza esporsi a pericoli, la inoltrava al gruppo di appartenenza e di conseguenza al Comando di via Dossetti. Che doveva valutare la soluzione più congeniale in base al tipo di segnalazione effettuata e poteva anche coinvolgere le altre forze dell’ordine in talune situazioni.
E, altra cosa tutt’altro che irrilevante da ricordare, tutto questo marchingegno era a costo zero per le casse comunali. Conveniente e pure gratis, quindi.
Ma c’è pure dell’altro. Siccome il gioco doveva essere perfetto e l’annuncio a reti unificate, il progetto è stato pure sventolato in conferenza stampa, alla quale hanno partecipato il primo cittadino, l’allora assessore Giuseppe Fioriello, colui che ha spinto per il tutto, e il comandante della polizia municipale, Gaetano Paciullo (leggere qui se qualcuno soffre di amnesia https://bit.ly/2YRmd6y) per spiegare ulteriori dettagli. Dire, per esempio, che queste sentinelle non dovevano essere né vigilantes, non avrebbero creato ronde, non erano una nuova versione di “Guardie e ladri” e né sarebbero stati esempio di “Grande fratello”. Ma semplicemente tanti punti di osservazione. E che avrebbero seguito un corso di formazione di tre giorni al termine del quale ognuno avrà un codice identificativo, fondamentale per dare “veridicità” alla segnalazione che verrà inviata. E che, dopo l’atto di indirizzo, sarebbe seguito un regolamento che avrebbe disciplinato l’idea, con tanto di via libera del Consiglio comunale.
Da qui, poi, è iniziato il numero di prestigio, facendo scomparire le cose.
E seppellendole sotto la cappa di silenzio.
Perché l’importante è annunciare quello che si vuole fare e anestetizzare chi deve ascoltare.
Tanto poi, purtroppo, sono in pochi a portarti il conto alla fine.